Lampo il cane viaggiatore

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*randagio*
CAT_IMG Posted on 3/10/2008, 04:57




Mentre Trenitalia paventa assurdi divieti, vale la pena ricordare la storia di Lampo il cane viaggiatore. Una storia che avvenne fra gli anni '50 e '60, la storia di un cane di un ferroviere... o forse bisognerebbe dire la storia di un "cane ferroviere". Lampo saliva e scendeva dai vagoni, andava e tornava da solo in treno, ed era benvoluto da tutti... Dopo la sua morte - purtroppo Lampo fu investito da un treno - il ferroviere Elvio Barlettani scrisse un libro con la sua storia.

Presso la stazione di Campiglia Marittima (LI) c'è una statua in ricordo di Lampo.

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A questa storia si sono liberamente ispirati cantanti, sono stati fatti spettacoli teatrali.

Incipit del libro Lampo il cane viaggiatore

Questa è la vita di Lampo, un oscuro cane bastardo venuto chissà da dove.
Durante gli anni trascorsi in sua compagnia, ho voluto scrivere questa storia semplice e vera.
Desidero premettere che in questo mio racconto non sono narrati fatti eroici compiuti da Lampo; né il cane ha salvato la padroncina dalle fiamme, o tratto il padrone dalla furia del fiume, e neppure ha atteso di coronare la sua esistenza con una morte retorica sulla tomba della padrona.
Lampo ha solo voluto vivere in un modo diverso da tutti i suoi simili, viaggiando per conoscere non soltanto un po' del nostro mondo, ma anche la vita e i sentimenti degli uomini.


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L'Unità 22/11/2002
CITAZIONE
Lampo, il cane di Campiglia Marittima
di FULVIO ABBATE

Per molti anni, mi sono domandato se davvero al tempo delle elementari, dentro un libro di lettura tempestato di virtuose illustrazioni, chissà come, avevo incontrato il racconto di Pablo Picasso che fa dono di un disegno schizzato lì per lì (un profilo? la colomba della pace? la bambina che guida il Minotauro cieco fuori dal labirinto?) a una vecchia infagottata nei panni del lutto e della miseria spagnoli o della Francia meridionale, ma soprattutto se, fra quelle stesse pagine destinate al solfeggio della conoscenza letteraria, c'era addirittura la storia incredibile di un nostro cane, meglio, del cosiddetto «cane viaggiatore», di un celebre cane eroe italiano, del cane che prendeva i treni esattamente come le persone; un cane al corrente di tutti gli orari, delle coincidenze e perfino del personale in servizio?
Alcuni ricordi si fatica pensare perfino quanto siano stati autentici e reali, o se magari si tratta di semplici impressioni che abitano le aree intermedie del vissuto: l'anno in cui avete traslocato in via Piemonte, l'autunno nel quale - vai a capirci qualcosa della vita - colui che al gioco del pallone era molto negato, pensò di diventare ala sinistra..., o quella volta in cui, alla vista della prima neve, corse ad acquistare i moon boot...
E' difficile il lavoro di chi pretende di ricordare tutto; c'è sempre il rischio di perdersi lungo la strada, in questo caso ferrata, della memoria, dell'esattezza, della terraferma. Ma, come ho detto, quella storia del cane viaggiatore, per quanto improbabile, non ero mai riuscito a dimenticarla; da qualche parte, così pensavo, doveva avere avuto luogo, tempo e un proprio pubblico, quasi come una leggenda, come una favola con un suo tesoro. Non mi sbagliavo, era tutto vero.
Una decina d'anni fa, infatti, mentre un Intercity mi portava per lavoro a Carrara, chissà come, a un certo punto del viaggio, d'istinto, ho cercato un filo d'aria davanti al finestrino, o piuttosto desideravo soltanto dare immagini al viaggio: la vaghezza dei luoghi di piccolo transito, i panni stesi, le cucine economiche, le staccionate di cemento, i cani legati accanto agli orti, le cose tutte del paesaggio ferroviario, ed è stato allora che ho ritrovato l'indimenticabile, ossia una statua che raffigurava un cane, un monumento, il monumento espressamente dedicato al cane del mio lontano ricordo, Lampo. Dunque, non avevo sognato, era tutto vero, e la stazione quella di Campiglia Marittima, in Maremma Toscana, e il cane aveva avuto nome proprio Lampo. Dico cane, ma sarebbe più corretto parlare, appunto, di creatura vivente e poi, perché no, di una leggenda del puro amore. Alla storia di Lampo, infatti, un ferroviere del luogo volle dedicare un racconto. Eccolo, dunque, il libro, l'unico e imperdibile, il solo, almeno ai miei occhi, da proteggere come fosse oro.
Immaginate una casa abitata da persone modeste che vivono delle proprie pensioni, ebbene la storia di Lampo, in quella casa ideale di povera gente, dimora sicuramente accanto ai volumi dell'enciclopedia «Conoscere», al quaderno dove segnare ogni spesa, all'album del matrimonio dai margini frastagliati, all'elenco del telefono, al libretto d'istruzioni dell'universo con le sue ingiustizie, all'edizione tascabile del Vangelo dalla copertina lucida rossa. Anche la storia di Lampo, a suo modo, è un vangelo. A metterlo nero su bianco, fu il ferroviere Elvio Barlettani. Era il febbraio 1962, quando il libro trovò l'editore Garzanti a pubblicarlo.
Deve essere stato su una bancarella di piazza della Maddalena, a Roma, che quel libro a un certo punto è saltato fuori, anzi, è tornato al mondo. E' bastato intravederlo, leggerne il titolo, sorvolare con lo sguardo la copertina con la foto del cane sul predellino, per conquistare la certezza che l'intera storia non fosse un errore della memoria infantile.
La sovraccoperta è un po rovinata, ma basta aprirlo per trovare, incollata lì dal vecchio proprietario, una cartolina di Campiglia che mostra esattamente il monumento. Un'aiuola, una siepe, l'erba, l'agave, le rose selvatiche e poi, al centro di tutto, la statua perfetta di un cane - un meticcio che fa intuire antenati pastori - la zampa destra sollevata, ai suoi piedi, come insegne o scettri, il berretto e la paletta da capostazione, infine una dedica incisa nel marmo: «In ricordo di Lampo».
Si tratta di un'edizione rilegata, la copertina di tela blu fa scoprire, in oro, i contorni di Lampo a passeggio sui binari, come si conviene ai libri da affidare all'eternità degli scaffali e delle biblioteche.
La storia di Lampo, non mi vergogno a dirlo, fa venire le lacrime, fa pensare al primo giorno della creazione. Tutto il resto, accanto ad essa, ripeto, scompare, diventa superfluo, diventa tempo e discorsi persi. Per fortuna, non c'entra la letteratura in questa storia. Racconta il ferroviere Elvio Barlettani che «fu nel lontano agosto 1953» che vide «per la prima volta quel cane destinato a diventare popolare col nome di "Lampo" e l'appellativo di "cane viaggiatore". A prima vista, era un cane comunissimo, di taglia media, di razza indefinibile, dal pelo lungo e bianco, toppato di marrone sul rossiccio». Sarà l'insistenza della figlia di Barlettani, Virna, a convincere l'uomo a prestare attenzione e cura, fin dall'inizio, al nuovo arrivato. L'indomani c'era ancora: «appena entrato in ufficio, notai che il cane dormiva beatamente: ma come si accorse della mia presenza, si alzò ed ebbe per me tante effusioni che dovetti faticare per calmarlo. Seppi poi dai miei colleghi che non erano riusciti a smuoverlo di lì. Da quel giorno divenne la mia ombra,» racconta ancora il ferroviere. Al momento di dargli un nome, gli uomini della stazione, decisero di chiamarlo in quel modo «visto che era comparso all'improvviso, come un lampo».
Ciò che commuove, nella storia di Lampo, oltre all'amore, è proprio l'impressione del tempo nella sua estensione infinita. «Aveva preso l'abitudine di seguirci ovunque. Quando volevamo restare da soli in qualche luogo dovevamo ricorrere a mille sotterfugi. Una sera decidemmo di andare al cinema lasciando Lampo a dormire. Terminato lo spettacolo, ad ora tarda, lo trovammo acciambellato alla porta dell'uscita. Quella sera dormì a casa nostra, a Piombino, perché Lampo sapeva bene che l'ultimo treno per Campiglia era ormai partito,» racconta sempre Barlettani.
I rotocalchi, venuti a conoscenza di questa vicenda, presero a occuparsene, così Lampo ebbe articoli e servizi fotografici nei quali si magnificavano ancora una volta le sue doti di «viaggiatore» di «cane express». Va detto però che non sopportava le foto scattate con il flash. Anche la Rai si interessò a lui. A quel tempo, i cameraman indossavano il camice bianco, proprio come gli infermieri. Nell'ampio servizio che gli dedicarono, fra l'altro, lo si vede davanti alla vettura-ristorante del Torino-Roma. In verità, non fu facile convincerlo ad accettare l'attenzione della stampa. Si racconta che, nel timore di una sua fuga temporanea, «venne diramato a tutte le stazioni, da Grosseto a Civitavecchia e via di seguito fino a Roma, il seguente bollettino: «Chi vedesse Lampo, fermarlo e spedirlo alla stazione di Campiglia con il primo treno utile».
Tanta popolarità, tra i ferrovieri che lo avevano adottato, produsse anche qualche timore. Quasi che gli americani, venuti a conoscenza dell'esistenza di un prodigio simile, fossero intenzionati a rapirlo per portarlo a New York, a San Francisco, a Sacramento. Fu proprio una rivista stampata in California, «This Week», a rendergli omaggio da lì a poco.
«In copertina era raffigurata la statua della Libertà, in seconda pagina scritti e fotografie del presidente Kennedy, in terza e quarta pagina un grande servizio su Lampo corredato da molte fotografie,» si racconta nel libro. Tempo dopo, sempre dagli Usa, presero ad arrivare lettere e dollari per lui. Qualcuno, da Buffalo, spedì, via aerea, addirittura una scatola di biscotti.
La sera del 22 luglio 1961, lo stesso anno e mese della scomparsa di Louis-Ferdinand Céline, lo scrittore che agli animali volle dedicare il suo ultimo romanzo, il capomanovra, in lacrime, disse a Elvio Barlettani: «Lampo è morto, è rimasto sotto il treno».
Lo seppellirono ai piedi dell'acacia della stazione di Campiglia, la sua stazione, il suo mondo, la sua terra, il suo domicilio. In una delle foto che corredano il libro, lo si vede di schiena, a spasso fra una motrice e una macchia immobile di passeggeri ai margini del binario e, lì sul muro, il barometro e la pubblicità del brandy «Cavallino rosso», come in una quieta, infinita, rassicurante cosmogonia ferroviaria italiana.
I lavori per la costruzione del monumento in sua memoria, avranno inizio poche settimane dopo.

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Il Resto del Carlino 09/02/2003
CITAZIONE
Fossati, il cd e la bella storia di un cane

PIOMBINO - E' tornato a far parlare di sé, Lampo, il cane viaggiatore.
Non con un altro libro, non con un film ma con un cd, quello di Ivano Fossati «Lampo viaggiatore». E il ferroviere Elvio Barlettani che ha scritto la storia del cane prodigio adesso vuole incontrare il cantautore.
Lampo è uno dei cani più famosi al mondo, non sbagliava una coincidenza dei treni, viaggiava e tornava alla stazione di Campiglia Marittima, luogo che aveva scelto come casa, e tornava sempre anche dal ferroviere Barlettani e dalla figlia Mirna che aveva scelto come padroni.
La storia di quel cane è iniziata alla fine degli anni Cinquanta alla stazione di Campiglia (Livorno). Scese trotterellando, come sempre, da un treno merci, piombò nella vita di Mirna Barlettani, oggi insegnante di 50 anni, figlia del ferroviere-scrittore Elvio, e dell'intera comunità che per ricordarlo, alla morte gli ha dedicato un monumento che si trova sempre alla stazione di Campiglia: Lampo con accanto il «suo» cappello e la paletta da ferroviere.
«Quando ho letto il titolo del nuovo cd di Fossati ed ho visto la copertina che rappresenta una locomotiva ho subito pensato al libro di mio padre» ha dichiarato la donna che di Lampo conserva i dolci ricordi dei tempi delle scuole elementari, quando l'animale prendeva il treno da Campiglia a Piombino per scortarla a scuola. «Lampo poi tornava a Campiglia e andava in ufficio da mio padre. A fine mattinata prendeva di nuovo il treno per venire ad accompagnarmi a casa». Lampo era un cane libero con la passione dei viaggi, ogni tanto spariva per alcuni giorni: ma tornava sempre a Campiglia da quel ferroviere che lo aveva coccolato. Poi il Compartimento ferroviario di Firenze ordinò a Barlettani di allontanare Lampo dalla stazione e così venne presa la decisione di affidarlo ad un contadino calabrese. «Un mese più tardi lo vedemmo tornare. Era magro, aveva perso il pelo. Di fronte a questo anche le Fs cedettero e Lampo divenne una mascotte famosa».
«Se è a questo Lampo che Fossati si è ispirato ci piacerebbe davvero che Fossati ci telefonasse".
di Maila Papi

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Lampo il cane viaggiatore
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Autore: Barlettani Elvio
Editore: Garzanti Scuola
Collana: Narrativa e letture
Pagine: 224
ISBN: 881102045X, 9788811020455
Data pubblicazione: 2006

Linkografia:
http://gattivity.blogosfere.it/2006/11/all...ia-discesa.html
http://www.dooyoo.it/romanzi/barlettani-el...giatore/307440/
 
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Wolf-Spirit
CAT_IMG Posted on 3/10/2008, 22:18




anche se mi ha lasciata molto triste il fatto che sia morto così..ironia della sorte o meno....
è davvero molto bella come storia..da ricordare :blk: :scod:
 
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Huskyman
CAT_IMG Posted on 3/10/2008, 22:40




E' una storia bellissima! :)
Triste ma meravigliosa,un cane davvero speciale questo Lampo.
 
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CAT_IMG Posted on 4/10/2008, 15:34

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Davvero una storia bellissima (ho letto il libro, ma probabilmente era un'altra edizione più vecchia perchè non è così come l'hai messa tu Randagio :huh:)
Piansi quando lessi il libro..
 
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semplicementeio96
CAT_IMG Posted on 4/10/2008, 15:40




storia bellissima ma triste
 
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Kooma lo spirito selvaggio
CAT_IMG Posted on 4/10/2008, 16:26




Che animale intelligente... povera e triste fine... ma nulla accade per caso, magari è morto per far imparare qualcosa all'autore del libro.
Che cane speciale... :)
 
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GianfrancaMascagni
icon1  CAT_IMG Posted on 28/5/2013, 21:25




:runniee: :runniee: :zzzz:
dolce ricordo di quando ero molto piccola e mio padre mi portava alla stazione a vedere Lampo
 
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6 replies since 3/10/2008, 04:57   3981 views
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