Silent Hill - Salvation, Una delle mie poche Fiction serie

« Older   Newer »
  Share  
°Xander°
CAT_IMG Posted on 31/1/2009, 20:50




image

10
Parte 1

LA STORIA DI BRAD



<< Parlami di lei>> disse Brad rivolgendosi al ragazzo che gli stava seduto di fronte,che respirava affannosamente dopo essere scampato miracolosamente alla morte per mano di un mostro,al ragazzo che l’aveva salvato e che adesso lo stava proteggendo << Dev’essere davvero una persona importante per venirla a cercare qua>>
Ascoltò la risposta di Logan attentamente,stava cercando sua sorella,una ragazza che,secondo la sua descrizione,era un angelo caduto sulla Terra.
Improvvisamente l’ascensore cominciò a vibrare violentemente.
Gli scappò un piccolo urlo di spavento,e attaccò si poggiò alla parete per sentire che in un modo o nell’altro era ancora lì dentro,al sicuro dalla creatura che aveva tentato di ucciderli entrambi.
La luce della torcia elettrica di Logan si spense dopo che quest’ultima cadde a terra per l’urto violento,e fu allora che Brad si ritrovò immerso nel buio più assoluto.
<< Logan!>> chiamò,ma non rispose nessuno << Logan cosa è stato?>>
Non ottenne alcuna risposta,l’unica cosa che udiva era un suono metallico che proveniva dalla cabina di monitoraggio dell’ascensore,al terzo piano dell’ospedale.
Tese le mani al buio cercando di raccogliere la torcia che era caduta al ragazzo,ma non trovò nulla.
<< Logan>> sussurrò,ma come prima nessuno rispose << Ok non è divertente Logan,se ti va di scherz…>> non finì il discorso poiché l’ascensore iniziò a muoversi salendo ai piani superiori.
Le luci della pulsantiera illuminavano lievemente l’ambiente,e fu solamente allora che Brad vide che Logan non c’era più.
Logan era scomparso.
Si alzò velocemente per premere il tasto ‘STOP’ della pulsantiera varie volte,ma inutilmente dato che l’ascensore continuò a salire lentamente.
Senza nessun’altra scelta,si accucciò in un angolino che dava direttamente alla porta,quando l’ascensore si sarebbe fermato,qualunque cosa ci fosse stata dietro le portiere,lui l’avrebbe vista.
Mille pensieri gli balenarono in quel momento.
Pensieri ai quali neanche voleva pensare.
“Sto impazzendo davvero?” si chiese “Logan…perché non è qui?E’ scomparso nel nulla…se non fosse esistito,e fosse stato solo frutto della mia mente?”
<< No>> sussurrò << No>>
Ricordava come l’aveva incitato a farlo uscire dal suo nascondiglio,ricordava come gli aveva stretto la mano per correre insieme verso l’ascensore nel quale adesso si trovava,ricordava come l’aveva stretto a se…no,non poteva essere semplicemente il frutto della sua mente.
L’ascensore si fermo bruscamente,distraendo Brad da ogni pensiero su Logan e mettendolo in guardia.
La schiena del ragazzo era fissata sulla parete dell’ascensore,mentre le mani poggiavano sulle fredde piastrelle quadrate del pavimento.
Era terrorizzato,non sapeva cosa ci fosse fuori,non sapeva cosa fare nel caso in cui si fosse ritrovato quell’essere di fronte,non aveva protezione,e specialmente non aveva luce con cui illuminare le zone buie.
Ovunque fosse andato a finire Logan,si era portato dietro tutto.
Le portiere si aprirono,e una forte luce lo abbagliò,tanto che dovette coprirsi gli occhi con il braccio destro emettendo un suono rauco dalla gola.
Passarono pochi secondi prima che togliesse il braccio e vedere che la fonte della forte luce non era altro che un faretto usato nelle sale operatorie,lasciato all’ingresso dell’ascensore come se fosse semplice spazzatura.
Nonostante avesse la luce con il quale potersi orientare non si mosse di lì…conosceva quell’ospedale,c’era stato moltissime volte ad aspettare che suo padre finisse il turno per poi poter tornare a casa…ma non si mosse,la struttura era la stessa ma era l’ambiente interno ad essere cambiato.
Ma sapeva anche che stando lì seduto,era ugualmente in pericolo.
Le scelte non erano molte,ma dovette lottare contro se stesso per rialzarsi…se doveva morire,non l’avrebbe fatto come un topo in gabbia,al contrario…avrebbe tentato di sopravvivere.




LA STORIA DI LOGAN



<< BRAD!>> urlò osservando spaventato l’ambiente circostante totalmente cambiato,fissò la zona in cui poco prima sedeva Brad,ancora spaventato per quello che era successo al primo piano,che lo osservava con interesse mentre gli raccontava di sua sorella << BRAD!>> urlò nuovamente sapendo che non gli avrebbe risposto nessuno.
Lo sapeva,così come sapeva di non essere riuscito a mantenere la sua promessa.
“Non permetterò che qualcuna di quelle cose ti faccia del male” gli aveva promesso,e adesso l’aveva perso di vista,proprio sotto il suo naso.
Scomparso come se si fosse volatilizzato.
<< BRAAAAD!>> urlò nuovamente,ma ancora una volta nessuno gli rispose.
Si passò una mano tra i capelli,era esasperato e preoccupato,non sapeva cosa fare.
Udì,da una direzione a lui ignota,un rumore di qualcosa di metallico e di pesante cadere.
Tenendo stretto nella mano destra il tubo di ferro andò verso la pulsantiera,camminando cautamente…sotto di lui non c’era nulla,il vuoto e l’unica cosa che lo separava da esso,era solo una grata di ferro arrugginito.
Si voltò un’ultima volta verso la posizione in cui si trovava Brad.
Pensò che l’avrebbe trovato,avrebbe mantenuto fede alla sua promessa,nonostante non lo conoscesse si sentiva in dovere di proteggerlo.
Diede un’occhiata alla mano che poco prima si era passato tra i capelli.
Tremava.
Gli tremava la mano,aveva paura.
Sapeva di sembrare egoista,ma aveva paura,non per Brad,ma del posto in cui si trovava,perché succedevano simili cose? Cos’era quella sirena? E perché ogni volta che ne udiva il suono tutto l’ambiente mutava in quel luogo insano? E quei mostri che fin’ora i suoi occhi avevano incrociato?
Si chiese ancora una volta se era tutto un sogno dal quale si sarebbe risvegliato a breve,ma sapeva benissimo che quello non era un sogno,era tutto reale…insano ma reale,ed era questo ciò di cui aveva paura.
La consapevolezza che quell’inferno fosse reale.
Premette il tasto ‘2’ della pulsantiera e per un istante l’ascensore parve partire,ma dopo un secondo si bloccò causando una vibrazione violenta,tanto che Logan,per non cadere,dovette afferrare le sbarre di ferro arrugginito che fino a poco prima non era altro che una parete piastrellata.
Non aveva altra scelta,doveva salire al terzo piano o scendere al primo,consapevole del fatto che ad attenderlo ci sarebbe potuto essere quella creatura dalla quale erano scappati lui e il ragazzino.
Spinse il tasto ‘3’ e questa volta l’ascensore iniziò a salire emettendo cigolii e rumori metallici.
Strinse a se il tubo di ferro,e attese che le portiere incrostate di sangue e ruggine si aprissero.
Gli parve passarono ore prima che l’ascensore raggiungesse la destinazione assegnatagli,un tempo illimitato,tempo in cui riprese a pensare e a chiedersi come sua sorella potesse trovarsi in un posto simile,per un istante credette che non si trovasse in quella città…dopotutto la sua ricerca era fondata solamente su dei sogni,nient’altro che dei sogni.
Era diviso in due,così come lo era sempre stato da quando era arrivato a Silent Hill:una parte di lui sapeva che sua sorella era lì da qualche parte,che cercava lui,che cercava il suo aiuto,mentre l’altra parte continuava a dirsi che non c’erano prove che appoggiassero l’ipotesi che Cindy si trovasse lì…nonostante la cartella clinica firmata da Shawn Walker riportasse il nome di sua sorella,poteva benissimo trattarsi di un omonimo.
Tutti i suoi pensieri vennero bloccati dalle portiere dell’ascensore che si aprirono di scatto,facendolo indietreggiare istintivamente di due passi.
Dalla tasca estrasse la mappa dell’ospedale e gli diede un’occhiata,il terzo piano contava quattordici stanze per i pazienti.
<< Beh,cominciamo da quelle>> disse fra se,impugnando stretto il tubo di ferro e riponendo in tasca la mappa.
Uscì a passi incerti dall’ascensore,notando come l’ambiente fosse malsano,barelle con cadaveri coperti da lenzuola macchiate di sangue nel bel mezzo del corridoio, i muri erano coperti da dei teloni che se non fossero stati sudici Logan era sicuro che sarebbero stati bianchi,il pavimento non era affatto piastrellato ma al contrario era decadente come se nessuno ci avesse più messo piede da secoli.
Di fronte a se aveva la stanza ‘S8’ la prima stanza che provò ad aprire ma si accorse che il pomello girava a vuoto,la serratura era rotta.
“Cominciamo bene” pensò guardandosi prima a sinistra e poi a destra.
Tutto era avvolto dall’oscurità,l’unico modo per poter vedere qualcosa era illuminare la zona con la torcia elettrica poco prima trovata.
Decise di proseguire andando a destra verso la ‘S9’ che si aprì al primo tentativo.
All’interno l’ambiente era tale e quale a quello del corridoio,guardò fuori attraverso la finestra protetta da delle inferriate e notò che all’esterno era calata la notte.
Era perplesso,era entrato all’interno del Brookhaven Hospital in pieno giorno,e nel giro di poche ore la notte era già scesa.
“Letteralmente impossibile” pensò per poi ridere sarcastico “Ma qui ci sarebbe da stilare una lista completa delle cose impossibili”.
Non c’era nulla di interessante all’interno della stanza,andò per uscire quando improvvisamente il neon appeso al soffitto,si staccò illuminando una parte del telo bianco che copriva il muro che era sfuggita a Logan.
Era affissa una pagina scritta,di quello che sembrava essere un diario.




28 Ottobre 2007

Oggi è venuto Jake a farmi visita, non credevo che l’avrebbe fatto, non dopo quello che era successo.
Lo sguardo con cui mi ha guardato…Dio Santo, non avevo mai visto una persona con uno sguardo assassino come quello che aveva oggi.
Il dottore mi ha impedito di avvicinarmi, e se devo dirla tutta, ne sono stato contento.
Mi avrebbe ucciso se avesse potuto mettermi le mani addosso, di questo ne sono sicuro, ucciso e nel peggiore dei modi.
Crede che io sia un mostro, che abbia ucciso sua sorella senza averne alcun rimpianto, come se fossi una macchina da guerra.
No.
Ogni singola notte ho paura di addormentarmi, perchè ho paura di rivederla, rivedere me stesso tenerle la testa ferma con una mano, mentre con l’altra affondo quella vite nel suo occhio castano.
Ricordo perfettamente la frenesia con la quale l’ho fatto, sentire le sue urla di dolore e terrore, sentire il sangue bagnarmi le mani e vederlo scorrere da quell’occhio ridotto a brandelli come se fossero lacrime mentre spingevo sempre di più quella vite all’interno di quella che ormai era diventata gelatina informe…tutto questo mi ha fatto andare in estasi.
Pensavo che con un solo occhio sarebbe sopravvissuta, ma l’emorragia e il dolore l’hanno portata alla morte in pochi minuti.
Quando mi sono accorto che non respirava più, mi sono accorto di quello che avevo fatto, avevo ucciso mia moglie.
La frenesia e l’estasi erano scomparsi, ho cercato di risvegliarla ma era ormai morta.
L’ho tenuta stretta a me sanguinante mentre versavo lacrime amare, e dopo pochi minuti è arrivata la polizia chiamata dai vicini che avevano sentito le urla.
Mi hanno portato via, non nel penitenziario vicino, ma qui al Brookhaven Hospital nel reparto d’igiene mentale.
Dicono che sono pazzo, mi hanno fatto domande su domande.
‘Perché l’ha fatto?’ ‘Che cosa le passava per la testa?’ ‘Perché l’ha uccisa in questo modo?’.
Per ognuna di queste domande non riesco a trovare ancora una risposta.
Non perché non lo voglia ma perché non so…non so perché l’ho fatto, l’ho solamente fatto e basta…
Ecco…
Sto piangendo…
A volte vorrei che io potessi fare la stessa fine che ha fatto mia moglie, che qualcun altro possa fare a me quello che io ho fatto a lei.
Ho mentito.
Non ero contento stamattina, quando il dottore mi ha impedito di avvicinarmi a Jake.
Volevo andarci.
Volevo farmi uccidere…
So che andrò all’inferno per quello che ho fatto, ma almeno la morte di Helen avrebbe giustizia.
Io la amavo.
La amavo.
Più di questa merda che mi ostino a chiamare vita…
Perché l’ho fatto?
Perché?
Perché?




Mike Millers


Finì di leggere.
Era turbato nel sapere che quella era la stanza in cui stava un assassino del genere.
Ma qualcosa di lui provava compassione per quell’uomo,quelle poche parole scritte gli sembravano vere.
Tutto d’un tratto qualcosa colpì la sua memoria.
Aveva già letto di questo Mike Millers,si nelle cartelle cliniche tra le quali c’era quella di Cindy.
Il che gli fece pensare sempre di più che sua sorella si trovasse lì, in qualche stanza, o comunque sperò di trovare un qualcosa di lei.
Uscì nuovamente nel corridoio,dirigendosi verso le altre stanze,che erano tutte chiuse.
Si diresse quindi verso l’altra parte del corridoio, quando in lontananza vide una sagoma femminile girata di spalle,dai vestiti Logan potè constatare che si trattava di un’infermiera.
Si bloccò, finalmente qualcuno vivo in quel luogo, una speranza.
<< Mi scusi>> disse alla donna avvicinandosi << Signorina?>>
L’infermiera non si girò, stette ferma al suo posto continuando a dare le spalle a Logan.
Il ragazzo si avvicinò sempre di più,fino ad essere a due passi dalla donna << Scusi?>> disse.
Poi tutto fu rapido.
Vide un luccichio nella mano della donna,con la coda dell’occhio potè scorgere il suo viso…che non esisteva.
<< Figlia di…>>
Non si scansò abbastanza velocemente da evitare un fendente alla spalla causato dal pugnale che l’infermiera teneva stretto in mano,se non si fosse mosso di sicuro gli avrebbe reciso la gola e sarebbe morto lì.
Dolorante posò la mano alla ferita che perdeva sangue senza togliere lo sguardo da quella che sembrava un’infermiera.
Non aveva volto,aveva solamente un mucchio di carne come testa,per il resto il corpo era formoso e sensuale come quello di una donna.
Cominciò ad indietreggiare,tenendo stretto il tubo di ferro.
Sarebbe scappato,ma dandole le spalle non avrebbe visto quando avrebbe attaccato, sarebbe stato un suicidio.
Aveva paura, ma cercò di reprimerla per non farsi prendere dal panico, e se fosse stato preso dal panico sarebbe finita lì.
Quando vide che l’infermiera si avvicinò velocemente a lui per attaccare nuovamente,non ci pensò due volte a scansarsi aggirandola e arrivandole alle spalle.
Con una ferita fresca alla spalla fece fatica ad alzare il tubo di ferro per colpirla violentemente spappolandole la testa,ma nonostante tutto ci riuscì.
Stava per sferrare il colpo quando l’infermiera si girò di scatto cercando di colpire nuovamente il ragazzo.
La lama passò a due centimetri dall’addome di Logan che si spostò abbastanza in fretta,e approfittò della posizione di post-attacco dell’infermiera per colpirla violentemente alla testa.
Uno zampillo di sangue uscì da quella massa di carne informe infradicendo di rosso il copricapo dell’infermiera che crollò al suolo,ma non del tutto esamine.
Logan la osservò dimenarsi per potersi risollevare,ma le era impossibile…se sotto quel copricapo quell’essere aveva un cranio di sicuro gliel’aveva frantumato.
Con il fiatone, infilzò la testa dell’infermiera che non emise alcun verso strano,ma gli sembrò piuttosto un sospiro.
Estrasse con forza il tubo di ferro portando insieme a se qualche brandello di carne,ebbe un conato di vomito,ma si trattenne.
Il ragazzo osservò nuovamente il corpo esamine dell’infermiera,nonostante fosse ancora spaventato provò piacere nell’uccidere quell’essere,così come era successo per il mostro umanoide che aveva visto nei pressi del benzinaio.
Era sopravvissuto entrambe le volte…e stava continuando a farlo.

Edited by °Xander° - 31/1/2009, 21:08
 
Top
Huskyman
CAT_IMG Posted on 31/1/2009, 21:31




Ispirato dal decimo anniversario di Silent Hill?(anche se sinceramente non so in quale mese è uscito XD) comunque è intrigante questo fatto della storia in parallelo di Brad e Logan.
Anche se comincio a domandarmi parecchie cose su di lui...continua così che mi sto appassionando *:*
 
Top
Carambola
CAT_IMG Posted on 31/1/2009, 21:51




XDDD Perdonami, mio ineguagliabile Maestro....
Ma mi é venuto un po da ridere nella parte dell'infermiera...X3

QUOTE
Non aveva volto,aveva solamente un mucchio di carne come testa,per il resto il corpo era formoso e sensuale come quello di una donna.

Logan ci stava facendo un pensierino comunque? XD
Già me lo rivedo nelle vesti del Logan di sempre, che si tira indietro i capelli, occhiali da sole (stile Johnny Bravo 8D) si rivolge all'infermiera zombie-sparaflash-stramboide con lo sguardo più figo che ha...:

Logan:"Ehy, baby....ti devo dire due parole d'amore...solo-solo due parole, che escono dal cuore, la prima é TI...la seconda é AMO!!!" XDD

......china il capo con vergogna. Perdono, mi riprendo...

Allura, a costo di sembrare ripetitiva...WOW!!...ormai é chiaro che mi perdo negli angoli più tenebrosi di Silent Hill quando leggo SHSalvation...
Chiaro che vado in brodo di giuggiole quando metti dei mostricciattoli, come appunto le formidabili Infermiere...
Però più vado avanti con la storia più mi affeziono al personaggio di Logan..
E mi fa piacere che non sia più solo...cioé, fino ad adesso, visto che sia Brad che Logan non si trovano...inquietante la storia di Millers...
Aspetto i prossimi capitoli!!!
 
Top
CAT_IMG Posted on 3/2/2009, 19:47

Read that fuc*ing manual or
I'M GONNA HEADBUTT YA!


Group:
Beta PRO
Posts:
5,307

Status:


che figaggine!!
quoto Carambola, Logan anche nei momenti meno opportuni fa pensieri sconci XDDD
Comunque fighata, la storia va sempre più nel profondo 8D
 
Web  Top
°Xander°
CAT_IMG Posted on 1/3/2009, 20:33




Parte 2

LA STORIA DI BRAD



Premette il tasto per scendere ai piani inferiori,ma l’ascensore non si mosse di un millimetro.
“Dannazione!” pensò uscendo lentamente dall’ascensore, coprendosi dalla luce abbagliante con il braccio. Una cosa che notò subito fu un rumore di acqua che scorreva da un tubo, ma lieve, quasi impercettibile. Non ci badò più di tanto.
Da quello che ricordava quel corridoio aveva tredici o quattordici stanze, non erano i numeri il suo problema in quel momento, ciò di cui aveva bisogno era trovare l’uscita di quell’ospedale e sperare che Logan lo raggiungesse al più presto.
Doveva esserci un’uscita di sicurezza: delle scale o un ascensore secondario. Si bloccò di fronte alla stanza S8 chiudendo per un attimo gli occhi per ricordare dove poteva trovare quell’unica via di fuga. Non ci riuscì, quel continuo scroscio di acqua gli impediva di concentrarsi, ma in compensò poté individuare da dove provenisse, dalla stanza delle docce, proprio lì accanto.
Senza esitare, senza neanche un perché si diresse verso quella stanza, più che altro gli parve che qualcosa lo stesse, in un certo senso, richiamando. Girò il pomello e aprì la porta. Tutto in perfetto stato, i neon funzionavano a intermittenza, oscurando e illuminando alternatamente la stanza, l’ambiente era pieno di vapore acqueo, le docce che facevano scorrere acqua calda incessantemente erano più di una. Non capì perché quella stanza l’aveva attratto, perché era andato ad aprirla. Stava per andare via quando un rumore metallico attirò la sua attenzione, in quella stanza, vicino ad una delle docce qualcosa era appena caduta sul pavimento.
Avvicinandosi notò che si trattava di una chiave che serviva ad aprire la Day Room del terzo piano, o per lo meno, la targhetta che la contrassegnava specificava così. La prese stirando la mano sinistra, e la osservò a lungo. Quindi era per questo motivo che era irragionevolmente entrato lì dentro? Come se per un motivo o un altro sapesse già che lì si trovava quella chiave.
Improvvisamente udì le portiere dell’ascensore chiudersi per poi scendere ai piani inferiori. Sperò che si trattasse di Logan, ma poteva benissimo trattarsi di qualcos’altro, per cui non ci pensò due volte ad uscire dalla stanza delle docce e correre verso la fine del corridoio, dove credeva si trovasse la Day Room se la planimetria di quel piano era simile o uguale a quella del piano in cui aveva incontrato Logan.
Era immerso nel buio, e per evitare di sbattere contro qualche muro tenne le mani tese in avanti. Come aveva supposto toccò il metallo di un portellone che non riuscì ad aprire perché chiuso a chiave. Un mezzo sorriso di ironia si tinse sul suo viso, doveva immaginarlo, ecco perché qualcosa l’aveva spinto a prendere quella chiave. Nonostante quell’ambiente buio lo rendesse cieco riuscì ad inserirla nella fessura e a far scattare la serratura, aprendo quindi il portellone.
Dentro la Day Room i neon erano funzionanti e Brad ne trasse sollievo: quel posto gli sembrava uno dei più sicuri dell’intero edificio, non era stato malmesso, e non sembrava essere degenerato come tutti gli altri luoghi dell’ospedale.
Al contrario, poté notare come il pavimento piastrellato era tanto lucente da potersi specchiarci, i quattro vasi con delle piante esotiche messi rispettivamente ai quattro angoli della stanza non erano stati toccati, e il tavolino in vetro al centro della stanza era integro. Si sentiva al sicuro e una parte di sé voleva restare in quella stanza aspettando che Logan potesse passare di lì, ma l’altra sapeva benissimo che non era affatto prudente stare fermi in un luogo come quello, accogliente o meno che fosse. Non poteva fare altrimenti, avrebbe cercato un’uscita di sicurezza e avrebbe aspettato Logan fuori da quell’edificio.
Uscì dalla Day Room e notò come il buio faceva nuovamente da padrone all’intero edificio. Diede un’occhiata dietro cercando di prendere una parte della calma di quell’androne e tenerla per sé.
“Andiamo” pensò prendendo un respiro profondo, per poi chiudere il portellone che riecheggiò in tutto il corridoio.
Il suo cuore riprese a battere più velocemente, la prudenza si impossessò nuovamente di lui e iniziò a camminare alla cieca. Pensò nuovamente che tutto quello che gli stava capitando si trattasse solo di un incubo dal quale si sarebbe svegliato presto.
Sua madre gli avrebbe preparato la colazione e sarebbe andato a scuola come tutti i giorni,avrebbe trascorso una piacevole giornata, il pomeriggio a giocare con gli amici per poi tornare nuovamente a sognare. Sapeva che tutto questo si trattava di un incubo, ma era reale, lo sentiva dall’odore, da come ogni minimo dettaglio era curato, da come la paura e il terrore lo accompagnavano, ma illudersi che si trattasse tutto di un sogno in parte lo tranquillizzava.
Senza rendersene conto notò c’era una lieve luce rossastra in fondo al corridoio e sapeva anche di cosa si trattava. Corse subito verso l’uscita di sicurezza contrassegnata con un’indicazione luminosa con su scritto ‘EXIT’, e scendendo sei rampe di scale poté dirigersi al pian terreno. Con un sorriso sulle labbra e libero di un peso che si portava dentro da parecchie ore, andò verso l’ingresso del Brookhaven Hospital. Girò il pomello, e il peso di cui si era liberato pochi attimi prima riprese il suo posto dentro di sé.
«NO!» urlò continuando a tenere in mano l’impugnatura della porta.
Mai tanto sconforto si era impadronito di lui. Tutti i suoi sforzi erano stati vani, perché l’ingresso dell’ospedale era chiuso.



LA STORIA DI LOGAN



Dolorante tamponò la ferita alla spalla causata dal coltello impugnato dall’infermiera, o meglio, ciò che sembrava essere un’infermiera. Il sangue fuoriusciva copiosamente. Doveva trovare qualcosa con cui medicare quel taglio, o almeno, per arrestare l’emorragia. La ferita pulsava come se il cuore si trovasse proprio lì, e ad ogni pulsazione una quantità di sangue fuoriusciva, ma nonostante tutto si riteneva fortunato: se non si fosse scansato in tempo di sicuro sarebbe morto con la gola tagliata nel giro di pochi minuti.
Non aveva possibilità di riposarsi, accasciarsi a terra per riprendere le forze, perché sapeva che qualunque cosa lo avrebbe potuto prendere alla sprovvista.
Diede un’occhiata alla mappa, al secondo piano vi era la camera per le infermiere, di sicuro lì dentro avrebbe trovato qualcosa per curare la ferita, ma se così non fosse stato? Quel luogo non era più un ospedale, era un luogo malsano, decadente e putrefatto.
“La speranza è l’ultima a morire” pensò dirigendosi verso la fine del corridoio, ispezionando cautamente ogni singola stanza, ovviamente tutte bloccate. Arrivò al portellone della Day Room, cercò di aprirlo ma il pomello girava a vuoto. L’unica uscita era quella alla sua sinistra che dava al corridoio centrale del terzo piano, sfiorò con le dita il pomello per aprire la porta quando udì in lontananza le portiere dell’ascensore chiudersi per scendere ai piani inferiori. Si voltò istintivamente verso quella direzione rimanendo all’erta, ma il silenzio e il buio occupavano quel corridoio, non c’era nient’altro.
Girò il pomello della porta, non distogliendo lo sguardo dal corridoio, e poté confortarsi nel constatare che la porta era aperta. Non appena entrò dentro, lo sbattere di una porta poco più in là di lui lo fece sobbalzare. La prima cosa che pensò, fu che si potesse trattare di Brad che, solo e spaventato, era corso via non appena avesse udito il minimo rumore.
Decise quindi di dirigersi verso la fonte del suono poco prima udito che riecheggiava ancora lievemente nel silenzio di quel luogo. Controllando la mappa vide che si trattava della porta che dava nella stanza dei trattamenti speciali, ai piedi di essa c’era una pozza di sangue fresco che per un attimo impressionò il ragazzo che non riusciva a distogliere lo sguardo. Chiuse gli occhi ed entrò dentro. Una forte puzza di muffa e sangue impregnava quella stanza, ma non ci badò molto, perché la sua attenzione ricadde in una delle quattro camere riservata ai pazienti con problemi mentali. Infatti, dietro l’unica porta non sbarrata da una recinzione e da filo spinato,un telefono squillava incessantemente. Aprì la porta e non la richiuse dietro di sé, dirigendosi verso il telefono che stranamente non era collegato a nessuna presa telefonica.
Alzò la cornetta e stette in silenzio nell’attesa che qualcuno rispondesse, ma dall’altra parte del telefono, chiunque ci fosse, non parlò.
«Pronto?»
«Ciao bel fusto.»
Udendo quella voce gli scappò la cornetta dalle mani dalla paura. La riconobbe all’istante, d’altronde non poteva dimenticare la voce della donna che l’aveva legato ad una barella lasciandolo in balia di nessuno, con un foro di proiettile al petto. Si trattava della stessa infermiera pazza che aveva visto in quella visione o sogno, qualunque cosa fosse. Sentì ridere dall’altra parte della cornetta nonostante non l’avesse poggiata all’orecchio, e quella risata gli fece raggelare il sangue. Non capiva, la sua testa era così piena di domande.
L’aveva realmente vista? Era stato davvero legato in quella barella con un proiettile conficcato nel polmone? Per quanto ne sapesse, poteva benissimo essere ancora lì.
Riafferrò la cornetta.
«Che cosa vuoi?» chiese Logan.
«Che cosa voglio? Io non voglio nulla Logan» fece una pausa ridacchiando «Non da te almeno»
La prima persona a cui pensò in quel momento, fu Brad. Ebbe il timore che fosse in pericolo, in mano a quella donna.
«Dov’è Brad? Giuro che se gli torci anche un solo capello ti farò…»
«Calmo, calmo. Il ragazzino è al sicuro» fece una pausa che riempì Logan di sconforto e ansia «Ovviamente se è riuscito a sopravvivere da solo.»
«E allora perché …»
«Perché volevo semplicemente divertirmi, e poi volevo vedere fino a che punto ti saresti spinto oltre per trovare ciò per cui sei qui»
Sgranò gli occhi, come se avesse ricevuto una seconda pugnalata oltre quella inferta dalla creatura. L’aveva immaginato ricordandosi delle parole che le aveva detto la donna prima di sparire dalla sala ambulatoria in cui l’aveva legato.
“Siamo arrivati, ma come avrai già immaginato, tua sorella Cindy non è qui”
Così gli aveva detto, e adesso gli stava dando una seconda provocazione. Era sicuro che lei sapesse tutto, che sapesse dove si trovava sua sorella, come fosse possibile non ne era a conoscenza, ma doveva strapparle assolutamente delle informazioni.
«DOV’È?!» urlò.
Come risposta ottenne una di quelle risate inquietanti.
«RISPONDIMI!»
«Tutto a suo tempo Logan.»
«TUTTO A SUO TEMPO?! SEI TU LA CAUSA DELLA SUA SCOMPARSA?» le chiese continuando ad urlare.
«Scoprirai tutto da solo, senza che nessuno ti dica nulla» rise per l’ennesima volta «Altrimenti dove sarebbe il bello?»
«Tu sei pazza!»
«Forse, dopotutto chi non lo è in questo mondo? Vediamoci all’ingresso dell’ospedale>>
«Cosa?!»
Non poté finire la frase che la donna dall’altra parte riagganciò.
In preda alla rabbia e alla furia Logan afferrò il telefono e lo scagliò contro il muro urlando, nonostante la ferita alla spalla stesse ancora sanguinando.
Così vicino e allo stesso tempo così lontano da ciò che cercava.
I suoi pensieri si confusero, pensò a Cindy, pensò al ragazzino che aveva perso di vista, pensò a sé stesso e a cosa fosse disposto a fare per stringere tra le sue braccia nuovamente sua sorella. Per i forti pensieri e per la debolezza che aveva addosso perse il controllo delle sue gambe e si accasciò a terra contro la sua volontà. Poggiò le mani sul pavimento umido e Logan non seppe se le sue mani stessero toccando acqua o sangue. Alzò lo sguardo verso il soffitto nel quale una ventola di ferro girava spinta da non si sa quale motore nascosto nei meandri di quell’inferno.
Dove era finito? Tanta era la determinazione che aveva in corpo da farlo sprofondare in un mondo come quello, in una città che non aveva nulla di normale. Si, avrebbe attraversato ogni pericolo che gli si fosse parato davanti pur di arrivare fino in fondo.
Si rialzò a fatica e controllò la mappa. Senza pensarci due volte si diresse verso le scale d’emergenza che l’avrebbero condotto ai piani inferiori. Scese velocemente, rischiando più di una volta di scivolare e cadere giù rompendosi sicuramente qualche arto, e in quel momento era l’ultima cosa di cui aveva bisogno. Arrivò di fronte alla porta che l’avrebbe condotto al corridoio centrale del primo piano, ma inspiegabilmente notò una cassetta del pronto soccorso ai suoi piedi. Non sapeva se qualcuno gliel’avesse lasciata lì di proposito o se fosse stata solo fortuna, ma non stette lì a riflettere più di tanto.
Si accasciò a terra per medicarsi la ferita posando il tubo di ferro accanto a sé. Levò con fatica la felpa e la maglietta per agevolare tutto, prese acqua ossigenata,disinfettante,garze e bende. Non aveva mai frequentato alcun corso di pronto soccorso, ma in quel momento non aveva nessuno per potergli curare quella ferita, avrebbe dovuto fare tutto da sé. Non appena versò l’acqua ossigenata sulla ferita urlò a denti stretti di dolore alzando la testa e chiudendo gli occhi. Quando il dolore svanì, con il fiatone, passò il disinfettante con un tampone, che non gli provocò dolore ma che in compenso gli procurò una sensazione di bruciore abbastanza sopportabile. Il grosso era passato, mise delle garze, delle bende e si rivestì, faticando per rialzarsi.
Uscì fuori, e dirigendosi verso l’ingresso dell’ospedale, udì la risata angosciante di quella donna. La vide di fronte al portellone dell’ingresso con le mani sporche di sangue, l’espressione sadica e folle che ricordava in volto e il camice da infermiera logoro.
«Ehi bel fusto, ci hai messo un po’»
Stette in silenzio, fermo come una statua, osservando negli occhi la donna.
«Cominciavo a dubitare delle tue capacità» riprese «Immaginavo che avessi una brutta ferita, per cui ti ho fatto trovare dei medicinali per poterti curare»
«Chi sei tu? A che gioco stai giocando? Prima mi leghi ad una barella lasciandomi lì solo, a morire dissanguato, e adesso ti preoccupi per me?» disse impassibile il ragazzo non provando un minimo di gratitudine per la donna.
La donna osservò le sue vesti.
«Chi sono io non è importante. Per quanto mi riguarda, curare la gente è il mio mestiere» disse per poi trattenere una risata «E poi non voglio che ti succeda nulla di male»
«Brutta stronza bugiarda! Di chi è quel sangue?» chiese alzando il tono della voce.
«Se te lo dicessi cosa cambierebbe?» gli chiese restando ferma «Potrebbe essere di chiunque, di qualcuno che conosci o di qualcuno che non conosci.»
«Dov’è Brad?» chiese afferrando il tubo di ferro con entrambe le mani.
«Domanda sbagliata Logan, ritenta, sarai più fortunato»
«Dove si trova?!» chiese nuovamente stringendo la presa del tubo di ferro.
«Avresti il coraggio di attaccarmi senza che io abbia la possibilità di difendermi?»
Rimase in silenzio, non le avrebbe potuto fare del male, non ne avrebbe avuto il coraggio, e lei lo sapeva.
«Tic, tac, tic, tac. Il tempo passa Logan, e ad ogni minuto perso, il tuo obiettivo si allontana sempre di più»
«Lo so che lo sai … dimmelo! Dove si trova il ragazzino?»
«Logan…»
«DIMMELO!» urlò osservandola ma rimanendo immobile al suo posto «DOVE SI TROVA BRAD?!»
«Non lo so, sei soddisfatto adesso? E adesso passiamo alla seconda domanda»
Continuava a provocarlo.
«Cosa sai di Cindy?» disse ricomponendosi
La donna cominciò a ridere «Perché vuoi trovarla?»
«Dimmi solo quello che sai e sparisci dalla mia vista»
L’infermiera si avvicinò a passo lento al ragazzo.
«La cerchi perché sei solo, perché non hai nessuno, nessuno che ti possa capire o ascoltare, perché tu non vuoi nessuno» gli disse alzando la mano per toccarlo in viso.
«NON TOCCARMI!» urlò ritirandosi indietro, dando per istinto un colpo di tubo di ferro alla cieca con l’intenzione di colpire la donna che gli stava di fronte «DIMMI DOVE SI TROVA CINDY! ORA!»
«Mi avresti spezzato le gambe con quel colpo» disse la donna impassibile, come se non avesse notato la sfuriata del ragazzo.
«TI ROMPERO’ OGNI SINGOLO OSSO DEL CORPO SE NON MI DIRAI QUELLO CHE VOGLIO SAPERE!» continuò ad urlare osservando l’infermiera.
«Non è così che funziona bel ragazzo»
La osservò con odio «Dovrei ucciderti per quello che mi hai fatto passare» le disse a denti stretti.
«Ti ho aiutato, ancora non riesci a capirlo? Ti sto dando una possibilità Logan» disse sorridendo beffarda.
«Smettila di parlarmi così, quello non era un aiuto! Non era una possibilità di trovare mia sorella!»
Si mise le mani alla testa, stava perdendo la ragione, parlare di Cindy con l’unica persona che sapeva qualcosa su di lei, e non ricevere alcuna informazione, lo stava facendo diventare matto. Urlò al nulla alzando la testa verso il soffitto, mentre la donna lo osservava con un ghigno in faccia.
«Chi ti ha detto che la possibilità che ti stavo offrendo, era per trovare tua sorella? Ti illudi con nulla»
Riabbassò lo sguardo, e con passo spedito si diresse verso la donna afferrandola improvvisamente per il collo ma senza fare pressione, e sbattendola con la schiena al muro. La vide da vicino, i suoi occhi erano castano chiari, mentre la pelle era rosea e liscia, curata nei minimi dettagli. Il naso era storto, ma erano gli abiti e il copricapo a rendere sadico il suo aspetto. Poté sentire il suo fiato caldo ma che odorava di menta.
«Dimmi dove si trova mia sorella» le disse stringendo i denti.
La donna cominciò a ridere nonostante il gesto del ragazzo.
«Che gentiluomo che sei ragazzo mio» gli sussurrò guardandolo nei suoi occhi color ghiaccio.
«Invece di parlarmi a metafore del mio comportamento perché non passiamo alla parte in cui mi dici cosa sai di me e come sai di mia sorella?» continuò a dirle non distogliendo lo sguardo dai suoi occhi.
La donna fece una smorfia di disgusto.
«Che alito pesante che hai, vuoi una mentina?» disse trattenendo una risata
Il ragazzo la sbatté nuovamente al muro non mollando la presa dal suo collo.
«Ti sembra che abbia voglia di scherzare?» le chiese stringendo sempre di più i denti per l’odio che provava verso quella persona.
L’infermiera, ridacchiando, appoggiò le sue mani al petto del ragazzo spingendolo via leggermente, e Logan mollò la presa istintivamente osservandola camminare verso la reception. Ad ogni passo l’eco del rumore dei tacchi rimbombava ovunque.
«Quindi non l’hai ancora capito?» gli chiese girata di spalle mentre girava in tondo all’ingresso dell’ospedale.
«Non ho capito cosa?»
«Niente, lascia perdere. Non sei ancora pronto» disse uscendo una chiave dal camice che indossava.
«Non sono pronto per che cosa? Di che stai parlando?!»
Ottenne una risata come risposta e l’odio di Logan che provava per quella donna continuò ad aumentare.
«Logan, non hai ancora chiaro il concetto che qui non funziona in questo modo, non sono io a dover dare risposte alle tue domande» gli spiegò, giocherellando con la chiave tra le mani «Le risposte devi trovarle tu stesso, da solo, senza l’aiuto di nessuno. Tantomeno con le minacce»
Il ragazzo continuava ad osservarla fissa.
«Dimmi almeno il tuo nome, se mi è consentito saperlo, dato che inspiegabilmente tu conosci il mio» le disse «Oppure devo scoprire da solo anche quello?»
La donna sorrise con lo sguardo abbassato rivolto alla chiave che teneva in mano.
«Non che la cosa non sarebbe divertente, in ogni caso sono Gwen» gli rispose senza alzare lo sguardo e continuando a distrarsi con la chiave «Gwen Howard» aggiunse osservando finalmente il ragazzo.
Senza tante formalità si diresse verso la porta d’ingresso.
«Ehi dove credi di andare?» chiese Logan
«Un po’ qui. Un po’ lì» rispose aprendo la porta con la chiave e uscendo.
«Aspetta!»
La porta si chiuse con un tonfo rimbombante, tanto che il ragazzo pensò che l’intero edificio potesse crollare per il forte rombo.
Andò verso l’uscita e provò ad aprire l’ingresso, ma era inspiegabilmente chiuso.
«Maledetta!» urlò dando un calcio alla soglia dell’ospedale.
Era bloccato lì dentro, e tutta la discussione che aveva avuto con la donna gli era stata praticamente inutile. Chiuse gli occhi e rannicchiandosi si portò le ginocchia alla testa, pensando ancora alle parole di Gwen, mentre in lontananza udì nuovamente la sirena che aveva udito già varie volte. Durò a lungo e per tutta la durata del lungo suono stette rannicchiato.
“Sono in trappola” continuò a pensare non riuscendo a togliersi dalla testa l’immagine di quella donna che lo provocava.
«LOGAN!» udì da lontano, e senza alzare la testa ringraziò Dio per aver fatto sì che quella voce colpisse le sue orecchie.
«Brad!» disse stupito.
Non ebbe il tempo di alzare lo sguardo che si ritrovò abbracciato al ragazzino che gli si buttò addosso. Lo strinse a sé per sentire il contatto con un umano, lo strinse a sé per capire che era realmente lì e che nulla gli aveva fatto del male. Poggiò il mento nella spalla del ragazzino accarezzandogli la testa, notando come tutto era tornato alla normalità.
«Stai bene?» gli domandò vedendo che Brad annuiva con la testa.
«E tu come stai?»
“Ho una ferita alla spalla e ho incontrato la donna più strana che abbia mai conosciuto” pensò, ma non gliel’avrebbe detto, non gli avrebbe detto niente.
«Sto bene» gli disse «Perdonami se non sono stato con te»
«Non preoccuparti»
«Ne parleremo con più calma, adesso troviamo un modo per uscire di qui»
«La porta è chiusa, ho provato ad aprirla, ma la serratura è chiusa a chiave e …» si bloccò per osservare un punto a terra.
Per un istante Logan ebbe il terrore che qualche strana creatura gli si stesse avvicinando silenziosamente pronta ad ucciderlo, ma non c’era niente, al contrario vide una chiave sopra un foglio di carta.
«Impossibile» sussurrò il ragazzino andando a prendere la chiave «Prima non era qui»
L’etichetta della chiave faceva chiaramente capire che la porta che avrebbe aperto si trattava proprio dell’ingresso dell’ospedale.
Prese anche il foglio di carta dove vi era una scrittura lineare e chiaramente leggibile.

Lo troverai alla Ridgeview Medical Clinic

Sotto, con del rossetto rosso, vi era l’impronta di un bacio.
Brad non aveva idea di come fossero potuti sfuggire ai suoi occhi entrambi gli oggetti, ma Logan sapeva chi li aveva lasciati.
Alzò lo sguardo verso il ragazzino, non credeva ancora di ritrovarselo di fronte. Gli sorrise e lo abbracciò nuovamente.
«Non ti lascerò solo nuovamente» gli sussurrò all’orecchio «Anche se dovessimo attraversare l’inferno insieme»
Si rialzò e usò la chiave per uscire dal Brookhaven Hospital per tornare a rivedere la luce del giorno.

Edited by °Xander° - 10/8/2009, 20:18
 
Top
CAT_IMG Posted on 2/3/2009, 19:22

Read that fuc*ing manual or
I'M GONNA HEADBUTT YA!


Group:
Beta PRO
Posts:
5,307

Status:


ghghgh Logan è un killer!! D8 *paura
Comunque bello come sempre il racconto 8D
 
Web  Top
Huskyman
CAT_IMG Posted on 6/3/2009, 16:58




Una coincidenza il fatto che nel preciso momento in cui è suonata la sirena è comparso Brad? Mah!?
Che bello,mi fa l'effetto di un vero SH!!!
Davvero ottima questa parte della storia.
Nella parte di Brad,mi è venuto da ridere al fatto della porta chiusa.Mi hanno sempre fatto imbestialire le porte chiuse in SH XD
 
Top
Carambola
CAT_IMG Posted on 7/3/2009, 12:16




QUOTE
i neon funzionavano a intermittenza,oscurando e illuminando alternatamente la stanza

Ussignur, odio quando succede 0__0

Wow, Logan si é un pò incazzuolato...ma poi sta infermiera mi é sospetta...e mi ha fatto venire una rabbia!!! C'é, che ti ridi, imbecille?!! XD
Almeno sono usciti entrambi, e speriamo che Logan non perda di vista Brad...fuori la situazione non sarà di certo più sicura 0_0...ricordando gli altri SH
Ottimo lavoro, Xander! Come sempre^^
Aspetto il prossimo capitolo
 
Top
°Xander°
CAT_IMG Posted on 30/4/2009, 19:13




11




Nella vita tutti prendono delle scelte, non perché vogliono, ma perché è doveroso che si prendano per poter proseguire. Belle o brutte che siano, le decisioni sono indispensabili per la sopravvivenza dell’essere umano. Ma il lato interessante di questa costrizione, se così si può chiamare, è il cambiare l’ordine delle cose in base alla scelta presa, si può prendere una decisione per alterare le cose che prima apparivano irrisolvibili, e soprattutto dopo aver fatto una scelta, immancabilmente vi sarà un’ulteriore scelta da prendere e così via fino alla fine dei giorni.
Esiste però una scelta che viene effettuata una sola volta e nessun’altra scelta si porrà di fronte. Si tratta della vita stessa, il modo di vivere di ognuno dipende da una singola scelta presa in un momento prestabilito.
Questo accade nella norma, ma esistono alcuni rarissimi casi in cui anche nella vita esiste un’ulteriore scelta, per poter cambiare, per poter essere una persona migliore o peggiore rispetto a quella che sta prendendo la decisione.
Ebbene, è questo quello che successe a un ragazzo di ventisei anni, proveniente da Los Angeles, che si trovava all’ingresso di un ospedale di una cittadina della West Virginia accompagnato da un ragazzino terrorizzato e intimorito.
Logan non riusciva ancora a trovare un senso logico alle parole della donna poco prima incontrata. Continuava a guardarsi la mano con la quale l’aveva afferrata per il collo, la stessa mano che adesso stringeva quella di Brad. Aveva promesso al ragazzino e a sé stesso che non l’avrebbe più lasciato fino a quando tutto questo, qualunque cosa stesse succedendo, non sarebbe finito, ma sapeva benissimo che era una promessa che non poteva in alcun modo mantenere. Se si fosse ritrovato nuovamente in quell’incubo di decadenza e buio era più che sicuro che Brad non avrebbe potuto seguirlo, anche se lo avesse tenuto per mano, molto probabilmente avrebbe sentito la consistenza sgretolarsi lentamente per poi svanire e ritrovarsi mano nella mano con il nulla.
C’erano così tante domande che giravano nella sua testa, a partire dal chiedersi di cosa realmente si trattava quel luogo, per finire dal chiedersi chi o cosa lo aspettava al Ridgeview Medical Clinic. Dall’inizio del suo arrivo a Silent Hill mille domande gli vagavano nella mente, e ancora neanche una aveva avuto una risposta, ma era più che sicuro che avrebbe scoperto tutto, prima o poi.
Estrasse la mappa per vedere dove si trovasse la clinica medica, e constatò che dovevano entrambi percorrere al contrario il percorso che Logan aveva compiuto inizialmente per arrivare all’ospedale.
«Dobbiamo camminare per un po’» disse a Brad osservandolo dall’alto «Se ti dovessi stancare basta dirmelo e faremo una pausa, ok?»
Il ragazzino annui stringendo sempre di più la sua mano. Cominciarono ad incamminarsi, quando Logan si voltò per osservare per l’ultima volta l’edificio dal quale erano appena usciti, e per un attimo gli parve di udire ancora l’odiosa risata di Gwen.
«Tutto bene?» chiese Brad notando l’aria di smarrimento del ragazzo.
«Certo. Andiamo» lo incitò per poi proseguire e lasciarsi quel posto alle sue spalle.
La spalla gli doleva ancora, nonostante la medicazione che aveva apportato alla ferita, ma non ci badò più di tanto, era vivo ed era questo l’importante.
La nebbia circondava ancora ogni cosa, anzi, gli parve più fitta e densa rispetto a poche ore prima di mettere piede all’interno dell’ospedale, l’unico punto di riferimento che gli impediva di disorientarsi era la linea continua al centro della carreggiata, per il resto la nebbia copriva ogni cosa. Erano soli, e il silenzio che regnava ne era la prova, l’unico rumore udibile era quello dei passi di entrambi, ma sia Logan che Brad udivano ciò che all’altro era impossibile sentire, il battito accelerato del loro cuore che dimostrava in pieno la paura che li aveva avvolti come la nebbia. Si sentì stringere di più la mano e abbassò lo sguardo su Brad che impassibile guardava dritto di fronte a sé, nella speranza di scorgere qualcosa, qualunque cosa che potesse confortarlo e farlo sentire al sicuro. Logan si meravigliò di come un ragazzino della sua età fosse sopravvissuto da solo in un posto simile, era più che sicuro che se si fosse trattato di sé stesso sarebbe morto in non meno di poche ore.
Non conosceva affatto quel ragazzino, sapeva al massimo il suo nome e la sua età eppure si sentiva in dovere di proteggerlo, a qualunque costo.
Si fermò improvvisamente guardandosi intorno e cercando di percepire qualche minimo suono.
«Che succede?» chiese Brad ma non ottenne risposta «Logan?»
Il ragazzo sorrise voltandosi verso Brad.
«È tua!» urlò dando una piccola spinta al ragazzino per poi iniziare a correre.
Corsero entrambi, ognuno cercando di rincorrere l’altro, e in quel momento Brad non poté sapere che era la prima persona, a distanza di lunghi anni, a vedere Logan ridere.
Già, rideva, neanche lui sapeva il perché, non lo stava facendo soltanto per rendere più sereno il ragazzino, lo faceva per sé stesso, in un posto come quella cittadina sarebbe potuto morire da un momento all’altro, per cui, perché non godersi per un piccolo istante la gioia dell’essere ancora vivo?
Chiuse gli occhi, sentendo l’aria fredda e pungente sfiorargli il viso, sentendo dietro di sé le risa di Brad, sentendo sotto di sé il duro asfalto nel quale stava correndo, e sì, si godette la gioia dell’essere ancora in vita. In quel momento pensò che Cindy era più vicina che mai, aveva la certezza che l’avrebbe trovata, viva e l’avrebbe portata via da lì, avrebbero ricominciato una nuova vita entrambi e…
«Logan!» udì dietro di sé e senza alcuna esitazione arrestò la corsa, aprì gli occhi ritrovandosi nuovamente a Silent Hill, constatando che se Brad non l’avesse chiamato sarebbe morto con la gioia dell’essere ancora in vita.
Davanti a lui la strada era inspiegabilmente crollata in uno strapiombo di parecchi metri d’altezza, tanto che il ragazzo non riuscì a scorgerne la fine.
“Oddio” pensò continuando ad osservare in fondo “Com’è successo? Com’è possibile?”
Brad si avvicinò cautamente per paura di cadere sotto.
«Prima non era così» gli disse Logan «Sono passato di qui senza alcun problema ma adesso …»
«Dobbiamo trovare un’altra strada» sentenziò il ragazzino girandosi per vedere il tratto di strada che avevano percorso «Deve per forza essercene un’altra»
«Sì, dovrebbe essercene un’altra» ripeté Logan osservando ancora lo strapiombo.

Osserva l’orizzonte, il sole sta per tramontare spegnendosi sull’oceano. Sono le 18 e qualche minuto, ma il suo orologio è sempre stato cinque minuti avanti, per evitare ritardi.
E’ seduto nel promontorio più alto della scogliera nel tratto di costa che collega Los Angeles a San Francisco. Le sue gambe ciondolano nel vuoto, in uno strapiombo di poco più di centocinquata metri. Non ha paura di cadere. In quel luogo, in cui il rumore delle onde che si infrangono sulla scogliera è ipnotizzante, in cui la brezza del mare inebria le sue narici, Logan non ha paura di nulla. E’ l’unico posto in cui può pensare con tutta tranquillità, lasciare che la sua mente vaghi nei suoi più remoti ricordi. Ed è per questo motivo che spesso prende la sua Jeep e va in quel luogo, per ricordare, ricordare il suo volto, i suoi occhi, la sua voce.
Ma i ricordi sono opachi, come dei fotogrammi che compaiono improvvisamente in una vecchia pellicola. Il suono della sua voce è offuscato, disturbato da qualcosa, simile allo statico di una radio.
Le onde si infrangono ancora mentre il sole ha appena toccato il livello dell’oceano. Osserva in basso. Se davvero la morte è per tutti, la sua morte non è stata la fine, se si sporgesse un po’ di più arriverebbe ad accorgersi solo di star volando e poi potranno stare nuovamente insieme.
Chiude gli occhi passandosi una mano tra i capelli alzando la testa al cielo.
«Sei pazzo» dice a sé stesso.
Sente da lontano il rumore di un motore di un’auto che si avvicina metro per metro per poi spegnersi poco dietro di lui, sente la portiera aprirsi e chiudersi subito dopo e dei passi di scarpe da ginnastica calpestare la terra, mentre si avvicinavano a lui.
«Sapevo che ti avrei trovato qua.»
Logan resta in silenzio ad occhi chiusi con la testa rivolta verso il cielo.
«Logan sei andato via nuovamente senza dire niente a nessuno, non è la prima volta, tua madre è preoccupata per te.»
«A mia madre non importa nulla di me.»
I passi si fermano proprio dietro di lui.
«Non è vero e lo sai.»
Il ragazzo scoppia in una rumorosa risata che riecheggia in tutto l’ambiente.
«Cielo, ma se ricorda a malapena la mia data di nascita.»
«Questo non vuol dire proprio nulla.»
Si rialza e barcolla un attimo, se perdesse l’equilibrio cadrebbe giù senza nemmeno accorgersene.
«Il problema, Steve, è che io sono un male per questo mondo.»
Steve lo guarda scioccato.
«Sei ubriaco Logan» gli dice avvicinandosi, ma Logan indietreggia di un paio di passi verso il baratro «Ehi Ehi! Che hai intenzione di fare?»
«Facciamola finita Steve, io e te, basta un salto.»
«No Logan, è una stronzata e lo sai meglio di me»
Logan lo osserva e sorride ironico «Sei troppo occupato a bucarti eh? Per questo non vuoi.»
«Quanto hai bevuto Logan?» chiede Steve avvicinandosi sempre di più ma ad ogni passo in avanti Logan indietreggia «Non fare l’idiota Logan, non mi faccio più da più di due mesi, lo sapresti se fossi lucido» gli porge la mano «Andiamo dai!»
«Lo so che ti droghi ancora, tossico!»
Senza che nemmeno possa accorgersene Steve lo afferra per un braccio e lo tira a sé.
Il ragazzo barcolla ridendo «Spero che tu muoia di overdose Steve» gli dice ridendo nuovamente, e poi il colpo arriva diretto.
Steve lo colpisce alla mascella con un pugno, facendolo cadere a terra, va verso la Jeep di Logan e aprendola raccoglie due bottiglie di Vodka vuote.
«GUARDA!» gli urla vedendolo toccarsi la mascella mentre sputa sangue «SEI TU QUELLO CHE MORIRAI CON UN TUMORE AL FEGATO SE CONTINUI A SCOLARTI QUESTE COSE!»
Si avvicina nuovamente a Logan.
«E in questo modo perderai tutte le persone che ami e che ti vogliono bene, rimarrai da solo Logan, tutti coloro che ti stanno accanto non ci saranno più» gli dice buttando le bottiglie a terra che si rompono entrambe a pezzi.
Non sopporta vederlo in questo modo, non lui. Si piega sulle ginocchia e gli poggia entrambe le mani sul viso pungente per un principio di barba, ma Logan non lo guarda.
«Ehi» gli dice notando che lo sguardo è ancora abbassato «Guardami fratello.»
Logan alza gli occhi verso quelli di Steve, che non capisce quante molteplici sensazioni o emozioni ci siano dentro quello sguardo. Odio, rancore, pentimento, tristezza e molte altre ancora, ed è questo ciò che gli fa più paura di Logan.Nessuno se non lui stesso è in grado di sapere cosa sta provando.
Steve lo abbraccia stringendolo a sé, facendogli capire che lui non sarà uno che lo lascerà solo, gli fa capire che lo vuole bene per quello che è. Logan rimane impassibile osservando l’ultimo spiraglio di rosso fuoco che sta tramontando, aspetta finché non scompare all’orizzonte, poi chiude gli occhi e scoppia in lacrime abbracciando l’unica persona importante che abbia.


«Logan?»
Distolse la sua mente dai pensieri, sul perché la strada è crollata improvvisamente in un baratro profondo.
«Scusa Brad» prese la mappa dalla tasca «Percorriamo al contrario tutta Carroll Street e svoltiamo da Rendell Street. Da lì dovremmo arrivare a destinazione» disse incominciando ad incamminarsi «Sperando che nessun’altra strada sia crollata.»
Passarono lunghi minuti di silenzio prima che Logan iniziasse a parlare nuovamente.
«Brad posso farti una domanda?»
«Certo»
«Quando eravamo nell’ascensore, ricordi? Hai per caso, non so, hai sentito una sirena?»
«Di quelle della polizia o dei vigili del fuoco?»
«No, no, intendo una sirena come quelle usate ai tempi della guerra quando avvenivano gli attacchi aerei» lo informò continuando a camminare.
«Ho visto vari film, ho capito di cosa parli, ma no … non ho sentito nulla»
Si sorprese, l’aveva sentita solo lui allora?
«Brad, mi hai visto apparire dal nulla poco prima?»
Il ragazzino lo osservò per un po’ in silenzio, poi alzò le spalle «Non saprei, prima non c’era nessuno, poi mi sono girato e, non appena ho guardato nuovamente in quella direzione, c’eri tu accovacciato con le ginocchia al petto»
Logan strinse la presa nel tubo di ferro, perché succedeva solo a lui e non a Brad?
Tornò a guardare la strada di fronte a se avvolta dalla nebbia, consapevole che avrebbe avuto le risposte che cercava.

Edited by °Xander° - 10/8/2009, 20:17
 
Top
»Alaska'94~
CAT_IMG Posted on 30/4/2009, 21:00




Oh my dog, me la sto facendo sotto! *paura* DD:
Sei bravissimo a scrivere, la storia è sempre più intrigante *__* anche se non so se dormirò tranquilla sta notte xD
 
Top
°Xander°
CAT_IMG Posted on 30/4/2009, 21:51




Wo...grazie ^^
 
Top
Huskyman
CAT_IMG Posted on 6/5/2009, 14:24




Ultimamente non riesco a seguire più il forum per motivi personali,ma finalmente oggi sono passato a dare un'occhiata.
Forse la cosa che mi colpisce di più di questo capitolo è la parte all'inizio che parla dell'influenza delle scelte.
Davvero niente male ^^
 
Top
eladar
CAT_IMG Posted on 12/5/2009, 17:31




lol dopo tanto tempo sono finalmente riuscito a trovare il momento adatto per leggere..
e proprio adesso ho completato anche l'ultimo capitolo!
...
Xander! hai una abilità nello scrivere sorprendente!!!
giuro su me stesso che quando dico che "l'ho letto tutto d'un fiato" parlo sul serio xP
è tutto molto fluido, ben strutturato ed organizzato.. i flashback di Logan sono sempre azzeccatissimi a mio parere! ^^
per non parlare della trama che, in pieno stile Silent Hills, è super coinvolgente!!

ora però devo leggere al più presto il seguito!
...ci sono fin troppe domande di cui necessito una risposta xDD
 
Top
°Xander°
CAT_IMG Posted on 13/5/2009, 14:55




CITAZIONE (eladar @ 12/5/2009, 18:31)
ora però devo leggere al più presto il seguito!
...ci sono fin troppe domande di cui necessito una risposta xDD

Grazie Eladar!!!
Troppo buono.

Benvenuto nel club...tutti aspettano risposte a una miriade di domande XD
 
Top
Carambola
CAT_IMG Posted on 20/6/2009, 20:19




Cavoli, sentivo la mancanza di questa fan fic....

Che dire, bellissimo anche questo capitolo!...E ho apprezzato davvero tanto il momento di gioco tra Logan e Brad....quasi una piccola rivincita alla faccia di una vita difficile per il bambino che é in Logan, davvero molto tenero, si vede che a parte questo si é instaurato un legame fortissimo tra questi due personaggi...

Eh, beh...le sirene, teh!!!!! Suonavano mica quando stavano per arrivare le orde di mostri? Che poi cominciava a farsi tutto buio.......senza via di scampo.....siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!

Davvero complimenti come sempre, my friend.....ormai lo sai, stravedo per la tua storia!
 
Top
103 replies since 11/4/2008, 15:56   1885 views
  Share