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Parte 4
Le lacrime sgorgarono dagli occhi senza che lo volesse, mentre con il fiato pesante e il cuore che continuava a martellare nel petto, proseguì nel disperato tentativo di rianimare il corpo del ragazzino. Aumentò l’intensità dei pugni colpendolo ripetutamente a intervalli irregolari.
«RESPIRA BRAD!» urlò dando un altro colpo al petto del ragazzino, e come se quello fosse stato un ordine da seguire, il ragazzino aprì con uno scatto le palpebre prendendo un’enorme boccata d’aria. Incredulo come non mai, Logan guardò ciò che era successo. Non credeva nei miracoli, ma si sentì in dovere di ringraziare qualcuno lassù per aver fatto si che Brad riprendesse a respirare.
«Brad!» sussurrò afferrandogli la mano e stringendola alla sua per avere un contatto diretto con lui, un legame, per dimostrargli che era tutto finito e che in quel momento era al suo fianco.
Brad dal canto suo, era ancora incredulo, guardava verso Logan, ma non era lui che stava guardando, il suo sguardo era rivolto verso il nulla. Gli ci vollero pochi minuti per capire cosa era successo e farlo andare nel panico. Dimenandosi cercò di emettere uno straziante urlo di terrore, ma il sangue alla bocca glielo impedì, tossì per sputarlo fuori macchiandosi il mento e la maglietta nera. Cercò nuovamente di urlare ma dalla gola gli uscì solo un mugolio e a quella vista gli occhi di Logan ripresero a lacrimare involontariamente.
«Tranquillo Brad. Tranquillo, è finito tutto, ci sono io» lo tranquillizzò aumentando la stretta della sua mano.
Lo sperava davvero, sperava con tutto se stesso che tutto fosse andato per il meglio; ma le sue speranze si rivelarono delle pure e semplici illusioni quando il ragazzino tossì nuovamente sputando altro sangue, il che non era di certo un buon segno. Magari, pensava, era solo il residuo di ciò che era successo, qualunque cosa fosse successa, e sarebbe finita lì; tuttavia non potette non notare che la bocca del ragazzino era nuovamente irrorata di sangue. Il cuore gli si strinse sempre di più, la situazione era grave e non aveva la più pallida idea di come risolverla. Di certo aveva lesioni interne che una normale e comune persona come lui non poteva curare, in quel momento ogni sua certezza era crollata. Beh, una gli era rimasta impressa nella mente: la colpa di quanto stava vedendo, era solo sua; se non fosse stato così presuntuoso da non permettere al ragazzino di entrare in bagno prima di lui, le cose sarebbero state diverse, forse in quella pozza di sangue ci si sarebbe ritrovato lui, ma a Brad non sarebbe successo niente. E invece si ritrovava inginocchiato in quel liquido rosso, con l’unica persona a cui teneva distesa in quella pozza quasi in fin di vita.
Decise di alzare leggermente la schiena del ragazzino, per permettergli di sputare il sangue alla bocca ed evitare che altro salisse su per la gola.
«Ehi campione» richiamò la sua attenzione con voce fievole, le lacrime che scendevano lente dai suoi occhi mentre lo osservava in quel viso che non era rivolto verso di lui, mettendo il braccio destro dietro la sua nuca «Tieni duro, tra un po’ ce ne andremo di qui, andremo alla clinica medica, qualcuno saprà aiutarti.»
Lo issò per pochi centimetri, e solo dopo l’urlo agonizzante del ragazzino capì da dove provenisse tutto quel sangue su cui era inginocchiato. Gli entrò nelle orecchie come un ultrasuono, rimbalzandogli qua e là per ogni angolo del suo corpo. Brad che continuava ad urlare, tutto quel sangue a terra e nelle pareti, e l’aver capito che la schiena del ragazzino era ridotta a brandelli come sbranata, lo portarono a capire che lì, in quella stanza, nessuna cura avrebbe più potuto aiutarle il dodicenne. Non voleva crederci, non poteva crederci, era in incubo dal quale si sarebbe svegliato presto.
«Oddio» sussurrò mentre le urla del ragazzino non cessavano, sfiorando con la mano la maglietta lacerata e la carne viva per constatare la gravità della situazione. Gran parte delle carni erano state strappate via e se solo avesse potuto vedere quella ferita avrebbe visto un foro profondo dal quale il sangue fuoriusciva copioso. La sua mano venne bagnata di rosso, e la fluidità di quel sangue lo fece sentir male. Le urla del ragazzino sembravano essere passate, e con un’espressione sofferente nel viso lo guardava dritto negli occhi color ghiaccio.
«Log … » non potette finire di pronunciare il suo nome, ebbe un attacco violento di tosse che lo portò a sputare altro sangue, mentre Logan continuava a reggerlo per la nuca aumentando la stretta alla sua mano, agitandosi per paura che la situazione potesse peggiorare. Ma come sarebbe mai potuto peggiorare il peggio?
Una volta rigettato il sangue, Brad riprese a prendere, faticando, grandi quantità di aria dalla bocca, osservandolo nuovamente con quell’espressione sofferente in viso che fece stringere il cuore al ragazzo, più di quanto non lo fosse già.
«Logan» sussurrò il ragazzino con un filo impercettibile di voce.
Deglutì, sentendo il nodo stretto alla gola, pronto per sciogliersi da un momento all’altro. Non riusciva a smettere di pensare che la colpa era soltanto sua per ciò che stava osservando.
«Si … » deglutì nuovamente, mentre la voglia di urlare di disperazione oltre ogni limite «Sono qui, tigre.»
«Quanto … quanto è grave?» chiese Brad non distogliendo lo sguardo dagli occhi di Logan.
«Non è niente … è solo un graffio, guarirai presto.»
«Ho dodici anni … » tossì chiudendo gli occhi sforzandosi per poi riprendere a parlare « … non cinque. E tu non sei un granché a mentire, so benissimo che … che non ho speranze.»
«Non dire così Brad, ce la farai. Ce la faremo insieme.»
Si chiese perché illuderlo in quella maniera, perché dargli speranze false quando la verità era a portata di mano proprio sotto i suoi occhi? Perché non dirgli che aveva uno squarcio, che se avesse messo una mano in quel foro che aveva nella schiena avrebbe di sicuro potuto toccare l’osso della colonna vertebrale? Perché non dirgli che gli restavano solo pochi minuti o ore di vita e che presto sarebbe stato in un posto migliore di quella fottuta cittadina dimenticata da Dio? Guardando il ragazzino sofferente la risposta gli giunse alla testa potente come se l’avesse colpito una pietra. Non cercava di illudere Brad, cercava di illudere se stesso. Dirgli che se la sarebbe cavata, portava una minima e infondata speranza dentro il suo animo che magari in un modo o nell’altro avrebbe accettato illudendosi davvero che avrebbe potuto farcela.
«Guarda in faccia la realtà Logan» sussurrò il ragazzino facendogli svanire ogni inganno mentale «Sono … sono disteso in una pozza di sangue, il mio sangue. Ad ogni boccata d’aria … » tossì nuovamente interrompendo il suo discorso, mentre la vista di Logan si appannava di pianto, Brad parve accorgersene e questa volta fu lui ad aumentare la stretta alla sua mano « … No, no Logan. Ti prego.»
Le labbra gli tremavano mentre le lacrime scivolavano in silenzio lungo il suo viso, non osando togliere lo sguardo dagli occhi castani di Brad. Quegli occhi che dalla prima volta che l’aveva visto gli avevano trasmesso affetto e fiducia. Deglutì nuovamente, e fu solo allora che il nodo alla gola si sciolse. Chiuse gli occhi, abbassando la testa, lasciando che le lacrime sgorgassero senza paura da essi mentre singhiozzava. La stretta della mano di Brad si fece più forte il che non poteva che aumentare la sua tristezza, a breve quella mano sarebbe scivolata via da dove si trovava, prima di ogni forza.
«Mi dispiace» sussurrava mentre le lacrime bagnavano il corpo del ragazzino «Mi dispiace Brad!»
«Logan … perché dici questo? Tu non hai … non hai fatto niente.»
«Invece si … » tirò su con il naso « … ti avevo promesso che non ti sarebbe mai successo niente, se solo ti avessi fatto entrare … » non riuscì a completare la frase, il pianto glielo impediva, ma soprattutto il pensiero di perdere il ragazzino aveva preso il pieno possesso di sé.
«Cosa sarebbe cambiato secondo te?» chiese il ragazzino, poggiando la mano libera sul viso bagnato di lacrime di Logan.
Il ragazzo aprì gli occhi vedendo come anche dagli occhi di Brad le lacrime stavano uscendo fuori.
«Ci saresti stato tu qui a terra, e io al tuo posto. Sarebbe stata la stessa identica … » si interruppe quando sentì altro sangue salirgli su per la gola, aspettò che gli arrivasse in bocca per poi sputarlo voltando la testa verso il pavimento.
Non voleva ancora crederci. Quelle tre parole che formavano la frase ‘Ora mi sveglio’, erano le sole cose che voleva pensare, ma non poteva, perché sapeva benissimo che non ci sarebbe stato alcun risveglio. Steve era morto lontano da lui quando si era fatto con l’ultima dose, si trovava a casa sua quando successe, ed era riuscito a vederlo solamente in ospedale prima che un medico svolgesse un’autopsia completa sul suo corpo. Brad sarebbe morto lì, davanti a lui, tra le sue braccia, senza possibilità che nessuno potesse aiutarlo.
«È stato lui Logan, quel mostro che abbiamo visto all’ ospedale. Non si può sfuggire al cacciatore, lui … » singhiozzò anche lui interrompendosi lasciando che anche le sue lacrime scivolassero giù per il suo viso « … lui ti trova, ovunque tu sia. Ci ha dato la caccia, tu sei riuscito a scappargli per due volte, ma io … io non ce l’ho fatta.»
La tristezza dentro Logan si tramutò in furia cieca, se Brad fosse morto, avrebbe setacciato l’intera città per scovare quel figlio di puttana che l’aveva ridotto in quel modo. Con molta probabilità anche lui sarebbe morto, ma avrebbe cercato di vendicare il suo compagno. Si chiese cosa fosse successo se non li avesse mai visti all’interno del Brookhaven Hospital, avrebbe dato loro, nonostante tutto, la caccia? Cercò di calmarsi, piangendo avrebbe solo peggiorato la situazione psicologica del ragazzino e farlo agitare era l’ultima cosa che serviva in quel momento. Fece un enorme sforzo per reprimere le lacrime ed evitare che fuoriuscissero dai suoi occhi. Prendendo fiato a grandi boccate.
Dal canto suo, Brad non sembrava calmarsi, aveva dato libero sfogo alla sua paura, alla sua tristezza e non sarebbe tornato indietro. Dopotutto, chiunque piangerebbe se avesse la consapevolezza di stare per morire a breve.
«È entrato improvvisamente scardinando la porta» continuò il ragazzino mentre continuava a piangere «Non ho avuto neanche il tempo di urlare. Mi ha afferrato per la testa sbattendomi con la faccia al muro, quando ho sentito … Cristo Santo, qualcosa … sembrava come se del filo spinato mi stesse entrando nelle carni per poi strapparmele via velocemente. Non avevo neanche la forza di gridare … » si bloccò singhiozzando angosciato e per un attimo Logan ebbe il nuovo impulso di scoppiare a piangere nuovamente.
«Ehi ehi … » gli sussurrò affettuosamente accarezzandogli la testa dopo aver spostato la mano dalla nuca, sorreggendolo con l’avambraccio «… calmati Brad.»
«Era come se uno squalo mi stesse divorando!» urlò improvvisamente facendo sobbalzare Logan, per poi tossire violentemente «Sentivo il suo respiro coperto da quella maschera di ferro, sembrava essere in estasi … Non ho mai baciato neanche una ragazza … » chiuse gli occhi piangendo a denti stretti singhiozzando silenziosamente.
«Ti porto via di qui» tagliò corto Logan cercando di prendere in braccio il ragazzo e dirigersi verso la clinica medica all’istante, non ci riuscì, non appena si staccò tutta dal pavimento il ragazzino smise di piangere urlando di dolore agonizzante. Non potevano andare da nessuna parte, erano obbligati a restare lì, riappoggiò il ragazzo lasciando che riprendesse a piangere.
«Perché?» chiese il ragazzino sussurrando.
«Cosa Brad?» domandò Logan non smettendo di accarezzargli il capo «Cosa?»
«Perché non mi ha ucciso? L’ho … l’ho colpito con il tubo di ferro che ho afferrato come unica mia chance, senza … Dio … senza mollare la presa dalla mia testa mi ha sbattuto con la schiena al muro con l’intenzione di divorarmi anche l’addome, ma l’ho colpito nuovamente e mi ha … mi ha in tutti i sensi schiantato contro questo muro per poi andare via. Ho perso i sensi … non mi era mai successo, è orribile.»
Le lacrime ripresero a sgorgare dagli occhi di Logan, non riusciva a reprimere più nulla, sarebbe esploso cercando di non dar sfogo alla sua tristezza. Sbuffò piangendo nuovamente a singhiozzi poggiando la fronte nel petto del ragazzino.
«Non voglio!» urlò disperato.
Brad sapeva già a cosa si stesse riferendo, perché era la stessa cosa che non voleva neanche lui.
«Non voglio perderti! Non te! Come potrei farcela?!» continuò ad urlare stringendo la mano del ragazzino «Ho già perso Steve! Ho perso Cindy! Non voglio perdere anche te Brad!»
Da quando era a Silent Hill era la prima volta che credeva con certezza che Cindy fosse morta e non l’avrebbe mai trovata, il che riteneva la sua presenza in quella città totalmente inutile se non per soffrire come stava facendo in quel momento.
«HO PERSO TUTTE LE PERSONE CHE AMAVO! HO RITROVATO QUALCUNO DA VOLER BENE, QUALCUNO CHE RIUSCISSE A SCIOGLIERE QUELLO CHE HO DENTRO! E ADESSO QUESTA FOTTUTA CITTÁ ME LO STA PORTANDO VIA!» urlò con quanto fiato avesse in gola mentre le lacrime e i singhiozzi gli impedivano quasi di prendere fiato «Non voglio che tu muoia Brad!»
Sentì la mano del ragazzino sfiorargli i capelli.
«Ti voglio bene» gli disse il ragazzino «Ti voglio bene Logan.»
Un lamento struggente uscì dalla bocca del ragazzo in lacrime che strinse a sé Brad con il braccio con il quale lo stava sostenendo. Lo strinse con forza, voleva sentire la sua presenza, il suo cuore battere e il suo respiro.
«Mi dispiace!» continuava ad urlare «Non volevo succedesse tutto questo! Se … se ti avessi dato ascolto almeno una volta!»
Ogni singola colpa stava ricadendo su di lui, sentendosi l’artefice di ciò che era successo a Brad, e di ciò che stava passando in quegli ultimi momenti di vita che gli rimanevano.
«Niente sarebbe successo se ti avessi ascoltato una sola volta!» aumentò la stretta sul ragazzino singhiozzando, mentre la ferita alla spalla gli pulsava come fuoco vivo «Se avessimo scelto la strada che avevi deciso di prendere, non ci saremmo trovati qui! Se solo non mi fossi allontanato da te, saremmo partiti tempo prima! Se … se ti avessi fatto fare la doccia prima di me … » non riuscì a completare la frase, un gemito straziante che gli fuoriuscì dalla gola glielo impedì.
«Non voglio morire» sussurrò il ragazzino «Non voglio allontanarmi da te, voglio accompagnarti nella tua ricerca. Voglio che tu riesca a portare a termine ciò per cui sei qui a Silent Hill, voglio vedere Cindy! Non ho intenzione di vedere cosa c’è dietro la scenografia, io … non voglio separarmi da te. È per questo … » tossì per poi riprendere a parlare mentre tra i singhiozzi le lacrime bagnavano la schiena nuda del ragazzo che lo stava abbracciando « … È per questo che ho deciso di seguirti da quando nell’ascensore mi hai detto perché eri qui.»
Ad ogni parola detta dal ragazzino, i gemiti e la costernazione di Logan aumentavano.
«Io … io sono perso senza di te! Io … » venne interrotto da un altro attacco di tosse, da parte di Brad, più violento degli altri. Sgranando gli occhi pieni di lacrime, si distaccò da quell’abbraccio, senza sapere che sarebbe stato l’ultimo che avrebbe dato a quel ragazzino da vivo.
«Brad!» lo chiamò cercando di farlo riprendere, intanto che la stretta alla mano continuava ad essere più salda «Brad!»
Il ragazzino sputò altro sangue, respirando affannosamente come se in quel preciso istante stesse correndo per scappare da qualcosa.
«Logan!» sussurrò Brad cercando l’amico con la mano libera, poggiandogliela nel viso pungente per via della barba «Voglio … voglio andare a Los Angeles.»
«Ci andremo Brad! Ci andremo insieme e … » si bloccò con la bocca aperta, la mano nel suo viso scivolò via cadendo senza forza a terra, nel contempo in cui la stretta si allentò.
«Brad … » sussurrò osservando gli occhi del ragazzino puntati verso di lui, ma che non potevano più guardarlo, erano fissi nel vuoto, lo stesso vuoto che in quel preciso istante si impossessò di Logan.
«Brad» pronunciò quel nome con una tristezza che non aveva mai avuto addosso «Brad … no … »
Chiuse gli occhi lasciandosi andare, piangendo con disperazione mentre teneva tra le braccia il corpo senza vita di Brad: l’unico ragazzino che era riuscito a scavare nella sua corazza e a fare uscire i suoi veri sentimenti; l’unica persona che aveva reputato il suo vero e unico amico. Lo stinse a sé con quanta forza avesse in corpo, continuando a piangere pensando che la causa della morte del ragazzino era sua, niente poteva toglierglielo dalla testa … niente e nessuno, dopotutto, era rimasto solo. Di nuovo, come sempre, nella sua schifosissima vita.
«Braaad!» disse in un lamento mentre accarezzava i capelli del corpo che teneva tra le braccia, che non avrebbe più sentito alcun dolore né alcun vicinanza da parte sua.
Singhiozzava piangendo con una disperazione che non aveva provato neanche con la morte di Steve, perché il suo vecchio amico non gli era morto tra le braccia, non l’aveva visto soffrire né gli aveva detto tutto quello che Brad aveva detto prima di esalare il suo ultimo respiro. Al solo pensiero di ciò che si erano detti pochi istanti prima il cuore gli si strinse sempre di più, aumentando la sua tristezza e sofferenza che manifestava con il pianto.
«Perdonami! Ti prego … » disse ad alta voce come se potesse sentirlo dall’aldilà, stringendo la presa in quella mano ormai priva di vita «Ti prego!»
Tutto nella sua testa era ormai confuso, non riusciva a capire se ciò che stava vivendo fosse realtà o illusione, se fosse sveglio o era solamente un incubo. Non riusciva a pensare a nulla, neanche allo scopo della sua ricerca che in quel momento gli appariva lontano come un puntino nero che si stagliava nell’orizzonte di un deserto; l’unica persona a cui riusciva a pensare la teneva stretta tra le braccia mentre piangeva sul suo corpo. Impossibilitato a credere a ciò che era successo, l’angoscia lo attanagliava come una serie di coltelli che gli penetravano da ogni singolo lato. Anche il dolore alla spalla era messo in secondo piano rispetto al dolore morale e psicologico che la morte di Brad era riuscita a causargli.
Si chiese se provando a rianimare nuovamente il corpo di Brad sarebbe potuto succedere un secondo miracolo, ma questa volta il miracolo non sarebbe successo, ne era più che consapevole, e il corpo che cominciava a perdere la sua caloria e continuava a perdere sangue gliene davano conferma. Con gli occhi pieni di pianto, e i singhiozzi guardò l’espressione inespressiva del viso di Brad, provando a chiudergli le palpebre. Ma non ci riuscì, il dolore era troppo, così tanto che dovette distogliere lo sguardo riprendendo a versare lacrime emettendo gemiti lancinanti.
«Mi dispiace Brad» sussurrò all’orecchio del corpo che teneva abbracciato e dal quale sembrava non volersi distaccare.
Per quanto sarebbe rimasto lì? Fino a quando le sue lacrime non sarebbero finite di certo, ma poi? Cos’altro gli restava? Niente. Anche Megan gli aveva detto che uno dei suoi scopi per cui continuare ad andare avanti era proprio Brad, ma il dodicenne incontrato un paio di giorni prima al Brookhaven Hospital non c’era più, e con esso non c’era più uno scopo. Perché continuare? Perché andare avanti in un’impresa suicida dal quale non sapeva se ne sarebbe uscito vivo o meno, e soprattutto senza sapere se avesse dato i suoi risultati.
Tornò a guardare l’espressione vuota del ragazzino, i suoi occhi castani come quelli di un cerbiatto che lo osservavano e non lo guardavano al tempo stesso. Gli abbassò le palpebre facendogli assumere un’aria più serena di quanto non lo fosse. Sembrava essere morto senza aver sofferto. Proprio come aveva pensato quando, in un letto di ospedale al St. Vincent Medical Center, aveva visto il corpo di Steve senza vita, sapeva di cosa era morto eppure quell’aria serena in viso gli mascherava la sofferenza che aveva passato pochi attimi prima della sua morte.
Steve. Brad.
Gli unici due veri amici che aveva avuto in tutta la sua vita, le uniche due persone per cui si sarebbe sacrificato, non c’erano più. Erano svaniti, usciti dalla sua vita come se fossero stati di passaggio. Si accorse di quanto entrambi fossero simili, come comportamento, come ironia, come sensibilità. Ed erano stati accomunati anche dalla morte.
Un’altra fitta di dolore al cuore lo portò a versare altre lacrime singhiozzando. Quando sarebbero finite le lacrime? Avrebbe pianto fino a quando non si sarebbe addormentato? O avrebbe aspettato che smettesse? In quel momento il dolore era troppo per non piangere il compagno perduto, poteva permettersi di versare lacrime su lacrime. E nel buio della camera occupata pochi giorni prima da lui e Brad, in un Motel nei pressi del Rosewather Park, Logan continuò a piangere.
Passarono i secondi, i minuti, le ore. Il sole era già sorto facendo ricadere nuovamente la città nel grigiore della nebbia perenne che aleggiava. Non aveva chiuso occhio, non ci era riuscito. Stette per più di sei ore, con il corpo di Brad stretto a sé, con gli occhi arrossati rivolti verso il nulla. Le lacrime erano finite ma i pensieri lo tartassavano ancora. Continuava a pensare a cosa sarebbe successo se al posto suo fosse stato Brad il primo a fare la doccia, di sicuro avrebbe meritato lui una fine di quel genere. A come fino al giorno prima erano lì dentro a scherzare l’un l’altro. Pensava alle ultime parole del ragazzino.
“Voglio vedere Los Angeles” gli aveva detto, ma non solo, qualcosa che aveva attirato la sua attenzione, e che al momento gli era sembrata insignificante. Brad aveva parlato di qualcosa, di vedere ciò che stava dietro la scenografia. Aveva già sentito parlare di una cosa del genere, ma dove? Non riusciva a ricordarlo, e probabilmente non l’avrebbe mai più ricordato.
Il freddo pungente lo colpì addosso, ancora a torso nudo, rabbrividì, accucciando a sé il corpo di Brad come per ripararlo dal freddo. In quell’istante un suono giunse alle sue orecchie dal piano di sotto. Un verso inumano. Era lui. Il “cacciatore”, così aveva deciso di ribattezzarlo, così come gli aveva suggerito il ragazzino. Un secondo verso venne ruggito dal piano inferiore. Sembrava che sapesse della sua presenza e che lo stesse chiamando per sfidarlo.
Digrignò i denti, con il fiato pesante. Avrebbe avuto la sua vendetta, anche se con alte probabilità sarebbe morto. Poggiando delicatamente il corpo di Brad sul pavimento gli accarezzo dolcemente la guancia baciandolo in fronte, sentendo una stretta al cuore quando la freddezza del corpo entrò in contatto con le sue labbra.
«Ci rivedremo un giorno, tigre» gli sussurrò poggiando la sua fronte su quella del corpo, per poi rimettersi in piedi, afferrare il tubo di ferro e uscire fuori. Non aveva indossato alcuna felpa ed era anche senza alcuna calzatura ai piedi. Scese giù con il cuore che gli batteva a mille mentre il freddo gli arrivava alle ossa rendendogliele di ghiaccio. Inoltre la ferita alla spalla era tornata a farsi sentire, pulsante e fiammeggiante come la sera prima.
Eccolo lì, lo vide, era in fondo al vialetto, rivolto verso di lui, come se davvero lo stesse aspettando.
«SONO QUI FIGLIO DI PUTTANA!» urlò con quanto fiato avesse in gola alla creatura aprendo le braccia «COSA CAZZO STAI ASPETTANDO?! VIENI QUI! FAMMI FUORI!»
Come se il Cacciatore l’avesse ascoltato cominciò la sua corsa verso di lui e ad ogni passo che faceva il cuore di Logan batteva sempre più forte, mentre la consapevolezza che presto avrebbe rivisto sia Brad che Steve lo attanagliò. Corse anche lui in direzione del mostro urlando con il tubo di ferro sguainato.
Cinque metri di distanza.
Presto avrebbe avuto la sua vendetta per ciò che era successo a Brad.
Quattro metri.
La paura lasciò spazio all’illusione che avrebbe potuto riuscire a far fuori quella creatura.
Tre metri.
Il cuore sembrò cessare di battere improvvisamente per la troppa adrenalina che il suo corpo aveva in circolo
Due metri.
La creatura ruggì con violenza con il solo intento di uccidere l’umano che aveva di fronte.
Un metro.
Logan urlò con quanto fiato avesse in gola pronto a colpire il mostro che aveva ormai di fronte.
Non riuscì neanche ad abbassare il braccio per colpire la creatura, venne percosso da un dolore al fianco, ritrovandosi in volo verso il muro di pietre alla sua sinistra. Batté la schiena su di esso e senza aver la possibilità di rimettersi in piedi sentì una mano enorme afferrarlo coprirgli l’intero viso, per poi essere scagliato dall’altra parte, contro il pavimento ai piedi di una porta.
Urlò di dolore quando urtò il tappeto di ghiaia.
“Gira e rigira, mi trovo sempre in questa situazione.”
Alzando lo sguardo l’unica cosa che vide fu la targhetta della porta che aveva di fronte agli occhi: ventuno.
“Arrivo Brad” pensò per poi vedere nuovamente l’enorme mano coprirgli l’intero volto sbattendolo con la schiena sulla porta, lasciandolo sospeso a scalciare cercando di liberarsi.
Sentì un ruggito coperto dal metallo della maschera, il suo tubo di ferro cadere e poi qualcosa che Brad aveva descritto perfettamente dilaniargli lo stomaco. Era come uno squalo. Sentì le viscere uscirgli e riversarsi in parte nel pavimento e il sangue cominciare ad inzuppargli i jeans. Il cuore rallentava il suo battito, non urlò non gli diede questa soddisfazione, stava morendo come un soldato. In silenzio. L’ultima cosa che sentì fu un dolore, oltre alle fauci che continuavano a dilaniarlo senza sosta, penetrante, come se fosse stato trafitto da una lancia nello stesso punto in cui subiva quella tortura. Incapace di vedere a causa dell’enorme mano che gli copriva la vista, era più che sicuro che si trattasse della lingua di quel mostro che l’aveva trafitto da parte a parte. Sentì il sangue salirgli in gola e sgorgargli dalla bocca, un ultimo battito del cuore e poi, mentre la creatura continuava ad addentare i suoi organi interni, Logan emise il suo ultimo respiro.
Edited by °Xander° - 20/2/2010, 12:21